Settimana scorsa in occasione di cena a casa con cari amici invitati, a fine serata ho aperto una bottiglia che tenevo dallo scorso Agosto in cantinetta personalmente comprata durante una breve vacanza nelle Cinque Terre: passito Sciacchetrà Cinque Terre DOC.
Prima di recarmi là avevo reperito info in rete (soprattutto nel newsgroup it.hobby.vino, frequentato da appassionati del modo del vino) dove avevo trovato in Buranco, De Battè e Cappellini le etichette consigliate ed anche un’enoteca in Monterosso al Mare (l’ultimo dei cinque paesini dopo Riomaggiore, Manarola, Corniglia e Vernazza da La spezia verso Genova) fornita per tali acquisti.
Da evitare le varie etichette che si trovano ovunque, pure in tutti i negozi di souvenir nei vari paesini (tra l’altro già queste costano oltre i 30 euri a bottiglia).
Il temine Sciacchetrà sembra derivare dal dialetto ligure, “sciacca” e “(meta)tra” (schiaccia, l’uva, e metti da parte, cioè il gesto di nascondere le bottiglie dietro le botti per custodirle) anche se ci sono altre interpretazioni sull’origine etimologica del nome.
Vino passito di non facile abbinamento anche con i dolci, (localmente indicato con i canestrelli liguri), meglio con i formaggi erborinati o ancor più indicato da solo, come vino da meditazione.
Prodotto con uve Bosco (minimo 40%, solitamente oltre il 60%), Vermentino ed Albarola, produzione limitatissima, bassissima resa (sotto al 25%) per altro produzione da viticoltura quasi “eroica”, con tutti i terrazzamenti sul mare e le difficoltà che ne conseguono (tipo l’impossibilità di utilizzare molti mezzi meccanici). Tutto ciò spiega sia la difficile reperibilità che il prezzo elevato.
Prima di recarmi là avevo reperito info in rete (soprattutto nel newsgroup it.hobby.vino, frequentato da appassionati del modo del vino) dove avevo trovato in Buranco, De Battè e Cappellini le etichette consigliate ed anche un’enoteca in Monterosso al Mare (l’ultimo dei cinque paesini dopo Riomaggiore, Manarola, Corniglia e Vernazza da La spezia verso Genova) fornita per tali acquisti.
Da evitare le varie etichette che si trovano ovunque, pure in tutti i negozi di souvenir nei vari paesini (tra l’altro già queste costano oltre i 30 euri a bottiglia).
Il temine Sciacchetrà sembra derivare dal dialetto ligure, “sciacca” e “(meta)tra” (schiaccia, l’uva, e metti da parte, cioè il gesto di nascondere le bottiglie dietro le botti per custodirle) anche se ci sono altre interpretazioni sull’origine etimologica del nome.
Vino passito di non facile abbinamento anche con i dolci, (localmente indicato con i canestrelli liguri), meglio con i formaggi erborinati o ancor più indicato da solo, come vino da meditazione.
Prodotto con uve Bosco (minimo 40%, solitamente oltre il 60%), Vermentino ed Albarola, produzione limitatissima, bassissima resa (sotto al 25%) per altro produzione da viticoltura quasi “eroica”, con tutti i terrazzamenti sul mare e le difficoltà che ne conseguono (tipo l’impossibilità di utilizzare molti mezzi meccanici). Tutto ciò spiega sia la difficile reperibilità che il prezzo elevato.
Paesaggi bellissimi, così unici che il parco delle Cinque Terre è stato dichiarato patrimonio Mondiale dell’Umanità dall’Unesco.
Comunque nell’enoteca segnalata, trovate le varie etichette, acquistata bottiglia del produttore Buranco (oltre 50 euri per una bottiglia da 0.375…..)
Tutto molto bello anche la bottiglia stessa (vedi foto). Così torniamo al momento di aprirla, tanta era l’attesa di sentirne i profumi e di assaggiare questa chicca ma appena aperta, la semplice annusata del tappo e tutto azzerato, il tappo sapeva tanto di tappo….. La conferma poi dal bicchiere, tappo solo tappo, imbevibile.
Il colore era di un bell’ambrato, con riflessi arancio come ho notato sia nel bicchiere ed anche versandolo nell’acquaio……mannaggia….
Ciao
Comunque nell’enoteca segnalata, trovate le varie etichette, acquistata bottiglia del produttore Buranco (oltre 50 euri per una bottiglia da 0.375…..)
Tutto molto bello anche la bottiglia stessa (vedi foto). Così torniamo al momento di aprirla, tanta era l’attesa di sentirne i profumi e di assaggiare questa chicca ma appena aperta, la semplice annusata del tappo e tutto azzerato, il tappo sapeva tanto di tappo….. La conferma poi dal bicchiere, tappo solo tappo, imbevibile.
Il colore era di un bell’ambrato, con riflessi arancio come ho notato sia nel bicchiere ed anche versandolo nell’acquaio……mannaggia….
Ciao
E già, un banalissimo e semplice tappo che rovina un assaggio così importante... ci si rimane davvero male ti capisco, ma è nelle regole del gioco. peccato davvero
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