mercoledì 25 febbraio 2009

Bengustato Brunello !


Sexy. La parola più adatta per definire l’atmosfera che si respirava domenica scorsa a “Benvenuto Brunello” il consueto appuntamento con giornalisti e operatori per la presentazione del vino italiano più apprezzato nel mondo.

Forse perché l’annata seduceva, brillava di luce propria. E splendevano le “cinque stelle”, il punteggio massimo che può ottenere un vino e che il Brunello non raggiungeva da ben sette anni.

D’altronde, sin dai tempi dei Baccanali di romana memoria, e anche prima con i riti Dionisiaci, vino è sinonimo di piacere e abbandono ai sensi e alla convivialità.

Invitati dall’amico Nicolò Magnelli (vini e caffè, un’accoppiata vincente per Montalcino con Illy che lo ha appena emulato), proprietario dell’eccellente azienda “Le Chiuse”, abbiamo potuto apprezzare le caratteristiche di eleganza e intensità di questo 2004, maturato giorno dopo giorno sui vitigni nel modo più consono, tanto che si riscontra un’uniformità qualitativa verso l’alto, propria solo delle annate migliori.

Abbiamo apprezzato ad esempio l’equilibrio e l’armonia di Lisini, da sempre tra i migliori in assoluto, (la lunghezza, ad onor del vero, non era al top).

Ottimo anche Helichrysum, la selezione di San Polino, poche migliaia di bottiglie, già morbido ed equilibrato alla presentazione, con tannini eleganti e avvolgenti.

E poi Argiano, levigato ed armonico; Il Colle, tannini vellutati, frutto vivido e corposo e lieve e saporito ingresso in bocca; Fuligni, setoso, equilibrato e dal profumo intenso. Ma quello che ci ha più ammaliato è stato “ il Paradiso di Manfredi”, profumo e bocca intensi, gradevolmente speziato con note evolutive di goudron e una morbidezza che esalta, caratteristica del vigneto di origine, arricchita da una prestante acidità. Appagante.

Le Gode si è rivelato un po’ ruvido nei tannini, rubino vivido nel calice e di carattere nell’impatto gustativo. Abbiamo trovato altri brunelli dal tannino ancora ruvido: niente male, questo gioiellino matura col tempo e la prontezza nella degustazione di adesso non indica necessariamente un ugual pregio futuro. E viceversa.

Minerale, ancora immaturo nell’ equilibrio, Terre Nere, dai decisi riflessi granato.
Le Chiuse: bel rubino vivace, ampio ventaglio olfattivo, palato equilibrato.
Intenso e intrigante al naso il frutto rosso di Siro Pacenti.

Singolare infine Corte Pavone, dal legno più aggressivo, con liquirizia e spezie in evidenza a formare un bouquet destinato ad affinarsi nel tempo.

Siamo usciti dalla fortezza di Montalcino con la sensazione di un Brunello in gran salute, che si è messo alle spalle i peccati e le polemiche recenti.

L’annata 2008 è già certificata a quattro stelle e il vino non ha perso appeal neanche negli USA, come sottolinea il presidente del Consorzio del Brunello, Patrizio Cencioni “L’agroalimentare di alta qualità ha sempre successo. E la cucina italiana piace in tutto il mondo”.
Pleonastico (o Catalanico, per dirla con Arbore), ma vero.

martedì 24 febbraio 2009

Un Marzo diVino

Nel prossimo mese di Marzo tornano gli appuntamenti con gli eventi legati al nostro amato mondo. Nei prossimi 3 weekend avremo degustazioni in calendario, alcune imperdibili.
Si inizia già questo weekend con la seconda edizione della manifestazione “Arezzowine” http://www.arezzowine.it/ in programma venerdì, sabato e domenica presso il centro Affari e Convegni di Arezzo. Il weekend successivo 8-9 Marzo (domenica e lunedì) la seconda edizione della manifestazione “Terre di Toscana” in Lido di Camaiore presso l’UNA Hotel sul Lungomare http://www.acquabuona.it/2009/02/terre-di-toscana-seconda-edizione/ già preaannunciataci da Andrea nel suo post del 30 Gennaio http://wineloverscarmignano.blogspot.com/2009/01/me-lo-segno-in-agenda.html che prevede un bel lotto di partecipanti come possiamo vedere dalla lista di vini in degustazione http://www.acquabuona.it/2009/01/terre-di-toscana-vini-e-vignaioli/ .
Il lunedì 9 presso la bella villa Medicea La Ferdinanda di Artimino torna "100Vini Toscana" del Gruppo Meregalli http://www.meregalli.it/news.asp?Anno=2009&Id=167 il più grosso ed importante distributore di vini del nostro paese. Nel proprio carnet l’azienda, come potete constatare navigando nel loro sito, ha prodotti da tutto il mondo. Occasione per potere degustare vini di ogni zona d’Italia poi chateaux, Borgogna, Champagne, Sauternes, Porto, Madeira, Pedro Ximenez,Tokaji, vini del nuovo mondo ed ancora cognac, armagnac, calvados, whisky, rum etc..
Appuntamento davvero da non perdere.
Ancora, una settimana dopo domenica e lunedì 15-16 Marzo nella nostra città, presso il Wall Art Hotel di Viale della Repubblica, appuntamento con la degustazione di Heres, altro distributore toscano http://heres.tesene.it/page.php?p=67-1 , ed anche qui buon lotto di produttori ed interessanti vini in degustazione.
Prepariamoci quindi ad un bel Marzo doc veramante diVino che poi ci preparerà al Vinitaly di inizio Aprile ed a tutti gli altri eventi primaverili, come "Centovini d’Italia" ancora in Aprile ed in Maggio “Alla corte del vino”, Cantine aperte”....
Ma di questi eventi, Vinitaly soprattutto, avremo occasione di riparlarne in seguito,
Da segnalare anche, sempre in Prato, presso il Centro per l’Arte Contemporanea L. Pecci nei giorni 6-7-8 Marzo la seconda edizione di “Dolcemente Prato” http://www.dolcementeprato.it/ dedicata all’Alta Pasticceria. Un appuntamento veramente goloso fin dalle 10 di mattina con le colazioni servite dai pasticceri dell’Accademia Italiana.
Ciao

lunedì 23 febbraio 2009

Il Vermouth di Prato e....la cappasanta

Il vermouth, vino aromatizzato, adesso utilizzato quasi esclusivamente come ingrediente x cocktail è stato riscoperto da un piccolo produttore artigiano della nostra città che, riprendendo un vecchia ricetta del 1750, con una base di vino bianco toscano (per la versione Vermouth bianco) e l’aggiunta di numerose erbe aromatiche e spezie varie (tra cui l’assenzio dal tedesco Wermuth da cui il nome) ed una lavorazione tutta eseguita a mano, produce un Vermouth di qualità interessante. Comunque ai là della qualità del prodotto in sè (da provare fresco come aperitivo se piace il retrogusto tipico, acidulo e amarognolo), stasera volevo postare per un altro utilizzo possibile. Ieri sera apprestandomi a cucinare uno spaghetto alle cappesante, con la ricetta in mano che recitava “sfumare nel brandy”, in assenza di quest’ultimo beh ho provato con il suddetto Vermouth, due dita, senza esagerare. Beh il matrimonio è stato ottimo, il gusto amarognolo del vermouth si è ottimamente sposato con il dolciastro della cappasanta.
Risultato: ottimo spaghettino, molto gradito.
Ciao
p.s. a proposito, l’abbinamento, provato: in mancanza di un bianco che ritenevo idoneo per sposare il tendente al dolce del mollusco, aperto un Philipponnat Brut Royal Reserve.
Belle boliicine, gradito anche l’abbinamento.

venerdì 20 febbraio 2009

Su misura 2 - L'itinerario


Un portale per permettere ad appassionati di vino ed enoturisti di creare il proprio tour personalizzato ''su misura'' con itinerari unici e differenziati in base ai propri interessi, desideri e aspettative. Il tutto via web.
Nato ieri, presentato ufficialmente oggi alla Borsa internazionale del turismo (Bit) a FieraMilano, www.stradedelvinoitalia.it, è il primo portale creato dalle Città del vino, un circuito di oltre 569 enti locali, nato nel 1987, che copre l’Italia dei borghi storici, delle città d’arte, di mare, di montagna e di ogni singola Città con una storia enogastronomica da raccontare. Una rete di Comuni, Province, Parchi e Comunità Montane a vocazione vitivinicola, con l’obiettivo primario della qualità.
I numeri sono imponenti: oltre 4.000 alberghi (per circa 142.000 posti letto complessivi), 1.500 Aziende agrituristiche (18.000 posti letto), 189 campeggi, centinaia di ristoranti, enoteche e cantine di qualità. In tutto una superficie di oltre 200.000 ettari di vigneti tutti iscritti alle Doc e alle Docg, pari ai 4/5 (!) dei vigneti italiani a denominazione d’origine. Ce n’è per personalizzare il tour come meglio si crede in modo semplice, economico e veloce.

Una opportunità in più insomma per chi ama vini & Co. Sfruttatela. E non diteci che non parliamo mai della “concorrenza”, per bacco!

domenica 15 febbraio 2009

GOOOOODMORNING VIETNAM!

Ciao carissimi, anche dal vietnam continuo a seguire e leggere i post . Davvero leggere un po' sul blog mi fa davvero piacere, l'ho segnalato anche ai compagni di viaggio tutti giustamente innamorati del vino italiano. Continuate cosi', appassionati che e' un piacere!
Saluti e a presto

P.s. Assaggiato i vini locali...... da brivido, anzi imbevibili direi. Il prossimo che al corso si lamenta ne vince una damigiana...........

mercoledì 11 febbraio 2009

Vino e cioccolata

Due parole anch’io dopo quanto scritto da Alberto nel post precedente in merito all’abbinamento con la cioccolata, alimento tra i + difficili appunto da abbinare alle bevande.
Beh sì esistono alcuni vini da sempre considerati partner ideali, vedi i sempre citati vini aromatizzati come Barolo Chinato o Ala marascato, o ancora un Recioto, un Anghelu Ruju sardo (cannonau passito), un Primitivo dolce Naturale ed altri ancora ma, soprattutto quando il nostro cioccolato ha una notevole percentuale di fondente, diventa duro per tutti reggerne la persistenza, quasi tutti tendono a perdere il confronto.
Forse miglior abbinamento il francese Banjuls ottenuto da vitigno Grenache (recenti studi ampelografici sembrano trovare relazioni tra lo spagnolo Alicante, il francese Grenache, ed il nostro Cannonau).
Oltre al Banjuls sono da provare vini liquorosi, con maggior gradazione alcoolica come i vari Porto e soprattutto lo Jerez (Sherry) spagnolo, in particolar modo il Pedro Ximenez.
Mi è capitato di assaggiare in un ristorante un Pedro X con un flan di cioccolato (tra l’altro ottimo) e direi che si abbinavano bene. A proposito di Jerez proprio lo scorso anno durante la degustazione di Meregalli alla villa di Artimino ho avuto la fortuna di degustare un paio di meravigliosi prodotti invecchiati 20anni di due piccoli produttori, che vorrei provare in abbinamento (la prossima volta cioccolata al seguito..) .
A proposito di Meregalli (il più grosso distributore di vini italiano), a Marzo torna anche quest’anno la manifestazione 100vini, seguirà nei prossimi giorni post con le varie indicazioni per gli eventi in arrivo x Marzo (un marzo che si prospetta diVino).
Tornando all’abbinamento devo convenire con Alberto. Non volevo crederci la prima volta (non conoscevo nemmeno tali birre e l’unica conosciuta, Chimay mai provata con il cioccolato) che me lo aveva detto ma le birre che abbiamo assaggiato e mi riferisco, oltre alle due menzionate nel post precedente, soprattutto a quella che abbiamo sentito in altra occasione (Westvleteren, giusto Alberto?). Era veramente notevole, ed oltre ad essere la miglior birra che io abbia mai bevuto era un perfetto abbinamento con il cioccolato, migliore dei vari vini dolci, aromatizzati o liquorosi provati.
Va beh Alberto, almeno con il cioccolato te lo concediamo per il momento..…
ciao

martedì 10 febbraio 2009

Incursione .... birraria

Volendo salutare, in occasione dell’ultima serata del corso sul vino, il partente Andrea ed altri amici, ho fatto una capatina in quel di Artimino, portandomi dietro, come promesso in precedenza, l’occorrente per un interessante, quanto inusuale, esperimento degustativo.
La cioccolata, come tutti sanno, è alimento che suscita più di una difficoltà nel momento in cui ci si trova a dover scegliere una bevanda da poter abbinare. In Belgio questo “problema” l’hanno risolto, alla grande (secondo me) e da molto tempo. Premessa necessaria: in Belgio la cioccolata (assieme alla birra, alle patatine fritte, ai cavolini di Bruxelles e alle waafels) è uno dei baluardi della tradizione gastronomica. Assieme alla Svizzera il Belgio è la nazione con la più solida tradizione cioccolatiera al mondo; nel paese ci sono oltre 2000 negozi specializzati e molti marchi come Neuhaus, Côte d'Or, Leonidas e Godiva sono rinomati e apprezzati ovunque. Di fronte a una così diffusa e apprezzata tradizione i belgi, che oltre ad essere produttori sono anche grandi consumatori di questa specialità, hanno tirato fuori (ormai da secoli) dal cilindro della fantasia produttiva una linea di birre che si sposa perfettamente con questo alimento. E due di queste le ho portate in degustazione a Carmignano, insieme a delle schiacciatine di cioccolato fondente della premiata ditta aglianese Catinari (che ai belgi ha ben poco da invidiare).
La prima è stata una birra trappista (del particolare segmento produttivo denominato “trappista” ne parlerò più diffusamente nel mio prossimo post sulla storia della birra): la Rochefort 10, una scura di 11,3% Vol, brassata per la prima volta negli anni ’50 dall’Abbaye de Notre Dame
de Saint-Remy, nella foresta delle Ardenne (chi volesse approfondire la storia di questo monastero trappista può andare a leggere la scheda a questo link http://inbirrerya.blogspot.com/2007/11/i-trappisti-e-le-birre-abbaye-notre.html ), da tutti gli intenditori soprannominata la “Merveille”. Una birra complessa, corposa ma anche estremamente bevibile, che accompagna morbidamente al palato la degustazione del cioccolato (la degustazione “tecnica la potete trovare qui http://inbirrerya.blogspot.com/search/label/Rochefort ).
Per seconda ho portato invece una produzione abbastanza recente, della birreria artigianale belga Malheur, di Buggenhout, nelle Fiandre Occidentali (interessante una nostra intervista al proprietario, che potete trovare qui
http://inbirrerya.blogspot.com/2008/11/malhuer-brouwerij.html). In questo piccola cittadina (non più di 13.000 abitanti) ci sono due fabbriche di birra all’avanguardia, l’altra si chiama Bosteels, che per prime hanno messo sul mercato due prodotti assolutamente rivoluzionari per il mondo brassicolo: birre prodotte secondo il metodo champenoise. Dopo alcune controversie, anche legali, legate ad un presunto caso di spionaggio industriale, le due brasserie si sono comunque conquistate uno spazio commerciale autonomo, di alta e altissima fascia: la Malheur Dark Brut, quella arrivata all’enoteca Peruzzi di Carmignano, è l’unico brut ambrato al mondo attualmente in produzione, creato esplicitamente per essere abbinato con la cioccolata, così come stampigliato sull’etichetta. Invecchiata in botti affumicate di rovere per più di 6 mesi, è birra asciutta e pulita, che ripulisce ad ogni sorsata il palato; dopo ogni assaggio di cioccolata una sorsata di questa birra e si è pronti a ripartire, come se non si fosse mangiato cioccolata in precedenza. In questo è birra “pericolosa”: puoi mangiare quanta cioccolata vuoi, bevendola: ma poi entrambi, a lungo andare, “presentano il conto”.
Altre birre adatte alla cioccolata: fra le italiane principalmente due, la Noel del birrificio Le Baladin (giuro, non sono un loro agente commerciale!) che si reperisce con relativa facilità anche nelle enoteche più fornite, e la Chocarrubica del birrificio piemontese Grado Plato, un po’ più difficile da agguantare, ma egualmente splendida, brassata con la carruba siciliana (la sua scheda qui,
http://www.fermentobirra.com/schede-birre/italia/grado-plato-chocarrubica). Ma la più buona in assoluto da me assaggiata è una stupefacente birra americana, la Black Chocolate Stout della Brooklyn Brewery: Michael Jackson, non il cantante, ma il massimo esperto mondiale di birre (morto quest’anno), parlando di questa birra, disse “sembra di bere una sacher torte liquida”. Vi assicuro, è un’esperienza al limite del mistico; se capitate dalle parti di Brooklyn … non fatevela scappare.
E volevo fare un post breve …

lunedì 9 febbraio 2009

Artimino e le terre del vino

Due parole sul corso appena concluso, primo modulo sulle terre del vino.
Da ospite e "stappatore" prima di tutto un ringraziamento ai padroni di casa della Bottega Peruzzi di Artimino, il boss e tutto lo staff x la cordialità con cui siamo stati ospitati.
Fin dal primo giorno siamo stati messi a nostro agio, ogni nostra necessità subito esaudita con cordialità. Spero di poter presto tornare ad altre serate in Bottega. Due parole anche sui vini, la qualità media di quanto bevuto è stata veramente alta, con picchi di eccellenza come il notevole Amarone Allegrini, il Grattamacco dell'ultima serata senza dimenticare i grandi Nebbiolo, Barbaresco e Barolo giovani ma già grintosi, lo Sfursat, il Brunello ma anche vini sulla carta meno "importanti" ma degni di nota per qualità come il Teroldego o ancora il dolce Recioto ed altri ancora....Ringrazio quindi l'organizzatore del corso e "selezionatore" per le scelte effettuate e quindi per l'opportunità avuta di assaggiare tutto ciò. Non rimane che aspettare il secondo modulo e di vagare x il Sud, curioso di assaggiare qualche bel Taurasi, o quant'altro il ns. Andrea ci preparerà
ciao

sabato 7 febbraio 2009

Il vino? Me lo faccio su misura


Doveva arrivare. È la nuova frontiera del gusto. Riservato per ora solo ai ricconi a stelle e strisce, ecco a voi il vino ''su misura'', foggiato da zero proprio come dal sarto di fiducia in base ai gusti e alle esigenze specifiche del cliente. L’idea è di Tenuta Valdipiatta (www.valdipiatta.it), apprezzata produttrice di Nobile e Chianti in quel di Montepulciano.
L’azienda offre un vero servizio tailor made, dalla A alla Z, mettendo a disposizione (nome roboante) un personal wine consultant che, come prima cosa ascolta attentamente i desideri del cliente. Dopodiché sceglie con lui i vitigni da utilizzare direttamente nel vigneto, assemblando poi in cantina il blend preferito. Il cliente riceve in ogni fase consigli in merito a evoluzione e altri aspetti utili ai fini dell’assemblaggio. Il vino viene poi travasato in barrique, dove si affinerà seguito come un bimbo dal cliente, che potrà passare ogniqualvolta lo desideri in azienda a seguirne direttamente l’evoluzione. Fino al risultato finale, un vino unico al mondo, da custodire in cantina o da regalare agli amici.

''I clienti americani che hanno aderito a questa iniziativa - spiega Miriam Caporali, figlia del fondatore Giulio, oggi alla guida di Tenuta Valdipiatta - appartengono a un target molto elevato, sia per cultura che per capacità economiche, e cercano l'unicità di ogni prodotto ed esperienza.
Guidati da una grande passione, prendono più volte l'aereo per venire in Italia dagli Stati Uniti solo per coltivare il loro ''tuscan dream'' e seguire personalmente il proprio vino, con un investimento economico molto elevato che solo in pochi si possono permettere “.

Esclusività ed eccentricità quindi come parole d’ordine, anche in tempi di recessione planetaria.
Una moda, uno sfizio per ricchi appassionati (ed annoiati) o qualcosa di più consistente?
Forse, a dire il vero, a qualcuno difetta proprio il senso della misura...

martedì 3 febbraio 2009

Il costo della bottiglia - parte terza



Breve e coinciso questa volta mentre al nostro amico Giampaolo profetizzano ( con ragione) la possibilità di essere gambizzato..... Eh si questa cosa non la dovevi fare! Ma ti immagino le incazzature dei venditori finali? E dei tuoi colleghi produttori? Come faranno adesso a rimpallarsi le colpe per i prezzi troppo alti di quel vino? Daranno la colpa ai trasportatori magari....


Però anche qui devo fare una giusta ammenda. Ho parlato di controllare i prezzi per capire l'onestà del commerciante/ristoratore però onestamente dobbiamo mettere nel conto anche il servizio e la competenza.
Si possono comprare i vini al supermercato costano mediamente meno ma.... chi ti consiglia? chi conosce il prodotto se non acquisti sempre le solite bottiglie? e poi se il vino è tappato ti cambiano la bottiglia? Io una volta ho chiesto e mi hanno risposto " si con lo scontrino ed entro una settimana" Giusto no? ti compri un barolo o un brunello e lo devi bere subito, d'annata, appena uscito in commercio.... evitiamo per favore se non ci sono garanzie in merito.

E di enotecari/ristoratori bravi ce ne sono davvero. Non mi importa di quell'euro in più in questi casi, lo valgono davvero.

Comunque il mercato anche in questo caso farà giustizia: ne ho visti aprire di winebar, ne ho viste cambiare di gestioni, ne ho visti chiudere..... Non siamo più così sprovveduti come una volta.


Comunque partiamo dal bell'esempio di Poggio Argentiera e chiediamo più trasparenza sui prezzi, è un nostro diritto da consumatori. Poi ognuno di noi farà i suoi conti e deciderà quanto vale la voglia di assaggiare quel determinato vino.


Il vino delle miniere

Stasera, apprestandomi a cucinare un bel bisteccone ho aperto la cantinetta per trovare un compagno da abbinare. Beh, mi sono ritrovato in mano una bottiglia di Rosso delle Miniere 2003 acquistata scorso Agosto direttamente in fattoria, Fattoria di Sorbaiano, a Montecatini Val di Cecina, insomma un Montescudaio Rosso doc. Ricordavo di averlo assaggiato ma non avevo memoria così, anche se non lo ritenevo proprio un matrimonio perfetto con la tagliata, la voglia di aprirlo ha avuto il sopravvento. Il nome deriva proprio dalla vecchia miniera di rame situata nei pressi, che ha dato il nome alla Montecatini poi divenuta anni dopo Montedison. E' stata una piacevole sopresa, prima al naso, non troppo persistente appena aperto poi però , pulito e gradevole: frutta matura - frutti di bosco - erbaceo leggero, speziato, nota di legno che si percepisce ma non invadente, il tutto confermato anzi ancor piu' apprezzato poi al gusto. Uvaggio particolare
(60%sangiovese-10%malvasia nera-30%cabernet franc), qui sul sito del produttore comununque immagine e scheda tecnica
http://www.fattoriasorbaiano.it/ita/vini/rossominiere.htm .
Prezzo se ben ricordo intorno ai 17€ , solito prezzo pressappoco visto anche tempo fa in enoteca in Prato. Certamente non un vino stratosfererico, un bel modo però di iniziare la settimana
ciao

lunedì 2 febbraio 2009

Il costo della bottiglia - parte seconda



Dopo il mio post di ieri ho ricevuto un commento direttamente da Giampaolo Paglia il produttore di Poggio Argentiera e merita che lo metta in evidenza.

"Gianpaolo Paglia ha detto...
grazie della segnalazione. Un paio di post prima avevo fatto un'altra "rivelazione" persino piu' inquietante per gli addetti ai lavori: ho pubblicato il listino di vendita dei miei vini per la ristorazione e enoteche. Qui c'e' il post in questione:
http://poggioargentiera.com/blog/2009/01/11/ve-lo-do-io-il-prezzo-sorgente/

grazie della segnalazione, vi seguirò anche io visto che non conoscevo il vostro blog"

Giampaolo santo subito? No i santi terreni non esistono ma, come non lodare questa iniziativa? Io la vedo come un atto coraggioso e trasparente di chi produce vino e non ha paura di confrontarsi sul mercato e per me equivale ad un certificato di garanzia sul prodotto.

Permette a noi consumatori finali di dare un giudizio sul rapporto prezzo/qualità dei suoi vini, e di cercare dei punti di acquisto al giusto prezzo.

Dopo tanti anni questa operazione trasparenza che rompe il muro, a volte omertoso, del sistema vino italiano mi sorprende davvero.

Sono prossimo alla partenza per un viaggio, ma al ritorno riprenderò la questione e inviterò altri produttori, magari partendo da quelli locali di Carmignano, a seguire l'esempio o a dare una loro opinione in merito.

domenica 1 febbraio 2009

il costo della bottiglia



Da tempo "assaggiando" il vino in rete seguo il blog di un produttore, Giampaolo Paglia vignaiolo di Poggio Argentiera. E sono sempre rimasto colpito dal suo modo di mettere in vetrina la sua attività, a volte sconcertato, perchè non parla da produttore, ma da consumatore.

Nei suoi post puntualmente si leggono spesso quelle cose che per il resto del mondo vitivinicolo sono tabù.

L'ultima sua iniziativa è stata quella di pubblicare il costo di produzione di un paio dei suoi vini, il suo margine di guadagno e a quanto rivende ai ristoratori, enotecari, ecc..

Ad esempio il Bellamarsilia a lui costa 3,77 euro, lo rivende a 5,50 con un ricavo di 1,73 euro a bottiglia. Nel caso del Capatosta invece il costo aziendale è di 7,19, lo rivende a 13 con un ricavo di 5,81 euro a bottiglia.

Non è tanto importante valutare la cosa in se, ed è logico che per prodotti che hanno un mercato a parte come il sassicaia non si può fare un paragone omogeneo perchè magari ricaricano il 300%, però...... A me piace moltissimo questa sua trasparenza, rispettosa per noi consumatori.

E' una delle poche volte che qualcuno non si nasconde e che costringe l'altra parte della filiera a prendersi delle responsabilità sui costi finali.

Perchè diciamocelo francamente capiamo che c'è da pagare la rete di vendita , che ristoratori o enoteche hanno i loro costi di gestione, magazzino e via dicendo ma a volte il prezzo del vino in tavola è estremamente esoso.
E' un argomento fritto e rifritto lo so, e anche populista quasi retorico ma, non si può non affrontarlo più per questo.
Quindi apprezzo molto l'operazione trasparenza di Giampaolo Pagliai, e se qualcuno pensa di seguire l'esempio sicuramente riceverà il plauso di noi appassionati consumatori.

Spero tramonti al più presto l'epoca dei prezzi sfacciati al ristorante che impediscono ai clienti di accompagnare con delle belle bottiglie i loro pasti, al ristoratore di far girare di più il magazzino e farsi un buon nome di persona onesta ed ai rappresentanti di vendere di più.

Esercizio : la prossima volta che siete al winebar, ristorante o enoteca segnatevi il prezzo di una bottiglia che vi interessa. Poi cercheremo insieme il prezzo di cantina e il valore medio sul mercato. Non dobbiamo fare assolutamente i giustizieri, ma magari cominciare a scegliere e premiare chi lavora bene, come in ogni settore.
Il blog in questione è: http://poggioargentiera.com/


bei tempi...