giovedì 30 aprile 2009

La filiera corta del vino



Leggendo quà e là mi sono imbattuto in questo interessante post scritto da Fabrizio Ianniello un appassionato di enogastromia marchigiano che mette in risalto la filiera corta del vino. Non me ne vogliano enoteche e ristoranti ma, anche se è ormai la storia più vecchia del mondo, è sempre interessante per l'appassionato consumatore.


Fabrizio scrive: " I consumatori sono stufi di spendere cifre improponibili e fuori logica e vanno direttamente dal produttore, dove possono visitare l'azienda, assaggiare il vino, chiacchierare con chi lavora in cantina per poi scegliere. Come si faceva 30 anni fa. Questo non è regresso, contrazione dei consumi. Ma intelligenza e saggezza.
A stigmatizzare questo mutamento di costume arriva la Coldiretti la quale ci informa che: se in generale i con­sumi tengono a contrarsi, la vendita diretta nelle cantine sta invece conoscendo un mo­mento d’oro.
Nel 2008 questo tipo di commercializzazione è aumentato del 20% rispetto all’anno precedente, raggiun­gendo il valore di 1,2 miliardi di euro. Segno inequivocabile che la ricerca del miglior prez­zo è diventata un’autentica priorità per gli appassionati. Oggi le aziende che aprono le porte ai consumatori sono 21.400 su tutto il terriorio na­zionale e contribuiscono a far crescere l’enoturismo, settore praticato da 6,5 milioni di ita­liani e che produce un volu­me di affari di circa 2,5 miliar­di di euro.

"Acquistare direttamente in cantina significa combattere la bolla speculativa sui prezzi ed è - precisa la Coldiretti - una opportunità per i consumatori che possono così risparmiare e garantirsi acquisti sicuri e di qualità, ma anche una occasione per le imprese agricole che possono vendere senza intermediazioni e far conoscere direttamente le caratteristiche e il lavoro necessario per realizzare una specialità territoriale unica ed inimitabile. Il vino - sottolinea la Coldiretti - è oggi il prodotto più commercializzato dalle aziende agricole impegnate in Italia nella vendita diretta e supera abbondantemente ortofrutta, olio, carni e derivati e formaggi che seguono a distanza".

La ragione di questa nuova tendenza secondo me va ricercata nei ricarichi applicati al vino dalla catena distributiva che nei ristoranti è circa il 300% (un vero furto!!) ed in enoteca oltre il 40%. Un po' troppo forse per un popolo che ha il vino del sangue e che a quanto sembra si è stancato di pagare dazio a tutti. Quindi gli italiani fanno come 30 anni orsono: vanno in campagna e comprano direttamente dal produttore. C'è una differenza però: prima si tornava con la macchina piena di damigiane, oggi invece si torna con le bottiglie belle e pulite. Etichettate a dovere, in modo da poterle mettere in tavola senza aver paura di essere tacciati da amici e commensali, di avere il braccino corto o peggio ancora non saper scegliere un vino.

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