mercoledì 8 dicembre 2010

Che progetto Tenerone !



“Pippo, pippo, pippo” sbraitava il Tenerone, il "conigliorso" rosa di Drive in, il famoso programma cult degli anni ’80.

Forse alcuni di voi non se lo ricordano nemmeno, ma sicuramente sono molti di più quelli che non sanno che il Tenerone, insieme ad altri con nomi curiosi come Zuccaccio, Salamanna, Gorgottesco, Mammolo, Procanico e Occhio di Pernice, è un vitigno toscano a rischio di estinzione.
E quasi tutti, confessatelo, non conoscete il progetto “Senarum Vinea” (Le vigne di Siena) che si prefigge il riconoscimento e la valorizzazione del patrimonio viticolo della città del Palio.
Un progetto, per inciso, realizzato dal Laboratorio di Etruscologia dell'Università di Siena e promosso dalle Città del Vino con il contributo della Fondazione Monte dei Paschi di Siena.

Segnaliamo con piacere questa iniziativa, nata a marzo di quest’anno, volta a riscoprire la tipicità di un territorio (si parla del senese, ma si può tranquillamente estendere il discorso a tutta la nostra regione), minacciata dall‘espianto di vitigni autoctoni e dall’uso sempre più diffuso, e a volte indiscriminato, di quelli internazionali. I soliti noti : Cabernet Sauvignon, Merlot, Syrah e Chardonnay.
Per carità, sappiamo che questi cloni danno spesso buoni e talvolta ottimi risultati (vedi gli anche troppo "mitici" Supertuscans o il Syrah in Toscana, Umbria e sopratutto Sicilia). Èd è vero, a Carmignano siamo stati tra i primi in Italia ad introdurre il Cabernet, qualche annetto fa però, nel sedicesimo secolo, mannaggia!
La recente moda, perchè spesso di questo si tratta, rischia invece di omologare troppo il gusto di quello che andiamo a mettere sulla lingua e sotto il palato con diletto non appena possiamo (vabbè, facciamola semplice: il vino).
Ben vengano allora questo ed altri progetti dei quali vi terremo volentieri aggiornati quando ne verremo a conoscenza.

Il dettaglio di Senarum Vinea? Eccolo qua.
L’iniziativa si propone il recupero di alcune forme storiche della viticoltura toscana come le viti a pergola, quelle maritate, su sostegno vivo e alberate, modalità di diretta discendenza etrusca.
In base a un’indagine condotta sulle aree verdi all’interno e all’esterno della cinta muraria di Siena, concentrandosi in particolare sugli orti dei conventi, delle contrade e su quelli coltivati a ridosso della città (Siena ha infatti mantenuto i suoi orti urbani e poderi suburbani, in cui spesso si conservano tracce di vigneti “obsoleti” per produzioni di vino limitate al consumo familiare), il progetto mira a tutelare la preziosa realtà vinicola cittadina, ma non solo: il rischio di una perdita d’identità riguarda infatti anche l’intero paesaggio rurale, oggi profondamente mutato rispetto a qualche decennio fa.
Il prossimo obiettivo di Senarum vinea è la realizzazione di un campo di conservazione dell’antico patrimonio viticolo autoctono della città di Siena. Sarà anche avviata la produzione del “vino della città” o Senarum Vinum, ottenuto dai vitigni selezionati e riconosciuti come tradizionali, e saranno creati itinerari di enotrekking, che condurranno il turista alla scoperta di questi antichi vigneti e delle forme tradizionali di coltivazione della vite negli spazi verdi interni alla città e fuori delle mura.

Questa iniziativa sta insomma permettendo di riscoprire ceppi centenari di vitigni autoctoni sopravvissuti fino ad oggi.
Non saranno tutti dei campioni di rendimento qualitativo, ma la salvaguardia della varietà, lo capiamo e lo “sentiamo” sempre di più nel mondo odierno, a rischio di massificazione in tutti campi dello scibile umano, è spesso un valore di per sè. Enorme.

bei tempi...