sabato 30 maggio 2009

Westvleteren, il "nome" della birra



Spesso, parlando di birra, ci si sente chiedere: "Ma qual è la miglior birra del mondo?". Sempre difficile rispondere a questa domanda, perchè non si possono paragonare fra loro birre di tipologie diverse, e poi ciascuno ha i suoi gusti personali. Esistono però un paio di associazioni internazionali di degustatori (Ratebeer e Beeradvocate) che stilano una "specie" di classifica abbastanza attendibile: e in entrambe le birre dell'Abbazia di Nostra Signora di St. Sixtus, a Westvleteren, in Belgio, compaiono stabilmente fra le prime 10. La 12°, poi è stata al numero 1 per una paio d'anni. Questo monastero, nel quale adesso vivono 26 monaci, nasce, nella sua forma attuale, nel 1830, in un sito dove però la presenza religiosa la si fa risalire fino al VI-VII secolo d.C.
Il birrificio interno all’abbazia nasce invece nel 1838 per dare ristoro agli operai impegnati nella costruzione del monastero; l’attività viene in seguito finalizzata al sostentamento economico della comunità. Fino al 1871 la produzione è per il solo consumo interno, dal 1877 fino alla fine della seconda guerra mondiale anche per il mercato esterno. In quegli anni infatti l'abate Bonaventura De Groote, dopo una discussione interna alla comunità, decide di frenare l’espansione produttiva della birreria, che rischiava di snaturarne la vocazione alla preghiera e alla contemplazione dei monaci. Per questo nel 1946 stringe un accordo con la
brouwerij St. Bernardus di Watou (ancora oggi produce splendide birre), che viene autorizzata a produrre le birre secondo le ricette tradizionali di St. Sixtus e a commercializzarle. La produzione interna del monastero viene così riportata allo standard originale, cioè 3500 hl. annui, più che sufficienti per il fabbisogno interno della comunità. Nel 1990 però i locali produttivi dell’abbazia vengono riammodernati, e nel 1992 viene revocato l’accordo fra la St. Bernardus e l’abbazia, che ricomincia a produrre in proprio le sue 3 birre. Nella birreria attualmente lavorano tre monaci, altri tre si occupano dell'imbottigliamento, mentre tre operai del posto danno una mano per lo smistamento e le operazioni di carico e scarico. Un'attività svolta nel silenzio imposto dalla Regola, inaccessibile a occhi esterni, che impegna la comunità per "soli" 75 giorni all'anno. D’altra parte “facciamo birra per vivere, non viviamo per fare birra” dice fratel Joris, ex capitano della polizia belga, 46 anni, monaco da 13, ma soprattutto uno dei monaci ai quali il vecchio mastrobirraio, fratel Filip, ha passato nel 2004 i segreti della produzione. Pur dominando un campo di luppolo, il monastero produce 3 birre (per un totale di 4.500 hl. l'anno), una bionda di 5,8° e due scure, una di 8° e una di 10,2° la cui caratteristica prevalente è la dolcezza del malto, accompagnata da percettibili note speziate e fruttate. Di alta fermentazione, stabilizzate in bottiglia, non filtrate né pastorizzate, hanno gusto particolare, un po’ piccante, ma eccezionalmente ricco. Le bottiglie non sono etichettate (limitazione che risale anch’essa agli anni ’40), per questo (teoricamente) non possono essere immesse nel circuito commerciale: per poterle acquistare bisogna mettere in atto (con somma pazienza) una complicata procedura, descritta minuziosamente sul sito del monastero stesso. Oppure bersele in santa pace nell'esercizio commerciale (si chiama In de Vrede, "nella pace") posto proprio di fronte al monastero, al quale vengono "concesse" le birre in quel momento diponibili. Sul tappo di ciascuna birra è riportata la gradazione alcolica secondo il sistema belga, che dà un’indicazione molto sommaria del contenuto alcolico per volume. Complicate da "agguantare", ma assolutamente imperdibili: in Belgio non le si pagano mai più di 2 euri a bottiglia, in Italia si trovano, di simil-contrabbando, anche a 12 euri.
Mi permetto di fornire la possibilità di poter vedere il "mondo" di Westvleteren, in due modi: guardare il reportage televisivo che due giornalisti belgi, Jean Blaute e Ray Coke, hanno avuto il permesso (evento più unico che raro) di girare all'interno dell'abbazia e del birrificio (normalmente off-limits per tutti) per la televisione fiamminga (se non si conosce il fiammingo, ci si capisce poco, ma le immagini sono imperdibili)

1° Parte:




2° parte




o dare un'occhiata al
nostro reportages fotografico dell'ultima volta che siamo passati di là.

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