venerdì 1 maggio 2009

Buono, buonissimo e troiaio....



Oggi 1 maggio non si lavora, e allora mi diletto nel leggere i 13456 blog sul vino, solo quelli italiani, e scopro che i blog esistono per i seguenti motivi:
1) fa figo
2) il neosgarbismo, l'importante è litigare, anche se non si sà di cosa.....
3) mostrarsi espertoni , pseudo intenditori che raccontano le loro mega degustazioni impossibili
4) far finta di essere giornalisti
5) riciclarsi perchè giornalisti falliti
6) promuoversi come azienda
7) sponsorizzare segretamente produttori di vino
8) sponsorizzare le mitiche uniche grandi guide e sommelier
Però poi si trovano (pochi ma buoni) anche siti/blog di reale interesse e serietà. Alcuni li trovate linkati in queste paginette.
E noi come ci poniamo? In Effetti facciamo auto-promozione delle nostre iniziative, parliamo bene talvolta di alcuni produttori, ci poniamo quesiti esistenziali da santi bevitori, ecc..
Poi come qualcuno ci ha scritto, prima parliamo male delle guide, poi le seguiamo: ha fatto scalpore che il nostro buon andrea biagioni abbia usato una nota guida e scelto lì il ristorante della gita fuoriporta, ma solo perchè indicava che aveva un bellissimo balcone caro anonimo......
Insomma noi come ci collochiamo? Beh! credo sia giusto essere onesti, almeno personalmente.
Io lavoro nel mondo dell'enoturismo, organizzo cene e corsi come attività e per primo mi metto a pensare al conflitto di interesse prima di scrivere un post, ve lo assicuro.
Ma credo sia verificabile che il mio unico grande interesse in questo blog e che, francamente, mi può aiutare nel lavoro è solo la maggior diffusione della cultura del vino e dell'enogastronomia in genere, e di una coscienza critica da consumatore che permetta alla qualità nel vino e nei servizi di imporsi sul mercato.
Sono sfinito nel rincorrere gli appassionati che credono pagando 400 euro per un corso base di capire qualcosa di vino, di spiegare che si beve il vino non l'etichetta e tante altre banalità imposte dal marketing. Quindi avanti così, almeno qui diciamo quello che si pensa, senza censure e senza paura .
Ogni tanto mi chiedo: non aveva forse ragione un grandissimo delegato ais ( lui assaggiava i vini più che parlarne...) che diceva " i vini? e' semplice ci sono quelli boni, quelli bonissimi e poi i troiai!"
Bello eh! ma poi i blog che fine fanno? Quindi noi continuiamo a fare il bar sport, almeno ci salveremo come circolo anziani.....
p.s. dimenticavo una categoria importantissima, gli incociatori di autoreferenze; io scrivo bene di te, tu di me, lui lo stesso, noi di loro e loro di noi........

5 commenti:

  1. Ciao Andrea, da blogger di diVINando ti porto la mia personale, piccola, testimonianza: tutto quello che sottolinei è vero, sono aspetti innegabili che appartengono a questo mondo. Credo anche però che ci siano modi e modi di fare le cose. A volte si scivola su qualche banana - o buccia d'uva ;-) - nessuno ne è esente, ahinoi. Ma quello che conta è la passione con cui si fanno queste cose, credo. E questo si sente. Il mio è un blog ANCHE aziendale, come negarlo e perché negarlo...racconto del mio vino, certo. Ma racconto anche di me, della mia vita, dei miei progetti, delle cose che mi piacciono, sperando di poterle condividere con chi ha inclinazioni simili. O anche diverse, ma interessi comunque comuni. Questo al vino fa bene, perché dove ci si confronta con urbanità - è una parola desueta, ma dice bene come sia giusto porsi, secondo me - il discorso non può che evolvere e portare bene.
    Un abbraccio e...continuate così! ps:
    ;-) Ho parlato troppo bene di te, tu di me, io di lui????;-)))))) DI LUI: INTENDO IL VINO.

    silvia

    RispondiElimina
  2. Cara Silvia, tu come Giampaolo di Poggio Argentiera avete un blog riconoscibile dove parlate, con due stili diversi di come vivete la vostra attività. Questo può piacere o meno, ma avete una cosa in comune che apprezzo moltissimo, non siete mai autocelebrativi. Insomma esprimete dei pensieri, dei concetti, ed assieme ad essi ti assicuro trasmettete la vostra passione. Io detesto invece i siti nascosti, dove il degustatore esperto di turno in realtà esegue solo quella che comunemente è chiamata tentata vendita ( e fin qui è sopportabile), o peggio ancora cerca di fare tendenza tra i tanti appassionati "vergini" magari indirizzandoli verso frontiere che nulla hanno a che fare con il vino, e solo per interessi economici ( qui è insopportabile).
    Vendere non è immorale, ci mancherebbe, ma bisogna dichiararlo. Se io mi dichiaro esperto sopra le parti e mi permetto di dare consigli e dritte non devo poi essere legato commercialmente a nessuno. Altrimenti vendo, è giusto, ma va dichiarato senza ambiguità.
    Ad esempio noi sicuramente diciamo solo bischerate magari, ma non siamo sul libro paga di nessuno ti assicuro.
    Quindi tu continua così, sei una buon esempio, ci piaci così. Ce ne fossero di più di persone che invece di romperci le balle sui gran giudizi avuti da tizio o caio ci parlano di cultura, di arte e di quello che interessa davvero chi vive il vino anche come stile di vita.......

    RispondiElimina
  3. Questo discorso mi appassiona e mi chiami a chiarire un'altra cosa: tempo fa un commento (anonimo, naturaliter) su un post pubblicato da un nostro ente patrocinatore del concorso 2008 "accusava" l'azienda, la mia - e il Patrocinatore che ospitava il bando sul proprio blog - di fare marketing. Ora, domando: la parola in questione si porta dietro una sfumatura che arieggia ambiguità per certuni, ma, in realtà, non credo ci sia niente di male nel vendere. Quando è dichiarata come tale non vedo cosa ci sia di sconveniente nella promozione dei propri prodotti: io li produco, mi impegno, credo fermamente che siano buoni, li propongo e li valorizzo, anche con operazioni di marketing culturale come il nostro concorso. Perché CI CREDO. Il giorno in cui non mi riconoscerò più in ciò che faccio, non ci metterò più la faccia (spero più tardi possibile). Poi, come dici bene, il vino è una questione di stile di vita. Insieme al proprio prodotto è necessario promuovere la cultura del vino e la cultura del territorio da cui proviene. E l'ottimo Giampaolo Paglia ha fatto scuola, dobbiamo riconoscerlo sempre. Questo aspetto conviene a tutti e arricchisce il vino di quel valore aggiunto che, appunto, tutto il mondo - guarda caso - ci riconosce. Non vogliamo esportarlo questo valore aggiunto?! Non vogliamo tentare, tutti, appassionati, professionisti, produttori, scrittori - perché no - ognuno col proprio stile (discutibile quanto si vuole, ma ognuno porta ciò che è, vividdio) contribuire al rilancio di un prodotto che è profondamente nostro?
    Sui mercenari del vino, che credono fino a un certo punto al prodotto che in quel determinato momento promuovono e poi...volta la carta....Bhe, stendiamo un velo.
    Un abbraccio forte, andrea, e buona giornata.

    RispondiElimina
  4. Cara Silvia, non ti dico che apprezzo quanto scrivi altrimenti ho un anonimo da tempo pronto alla guerra santa..... E poi finiamo nel gioco incrociato delle referenze che tanto è fastidioso.
    Però vorrei ribadire il fatto che grazie al cielo sta passando la linea che si sceglie il produttore assieme al vino. Ieri sera dopo una cena con un produttore si parlava del suoi ottimi vini, ma soprattutto della passione vera del vignaiolo. E da questo punto di vista (avviso ai furbetti) è finita l'epoca del mondo delle favole, gli appassionati ne hanno di esperienza e quindi per i poeti contadini dell'ultima ora, saranno tempi duri anche per i loro vini persa la credibilità personale....
    E w i blog aziendali e anche commerciali quando si usano per trasmettere la propria esperienza e visione del gioco.
    Buon lavoro, anche in Sicilia!

    RispondiElimina
  5. Grazie, andrea, a presto. Buon proseguimento!

    RispondiElimina

bei tempi...