sabato 21 marzo 2009

La guerra dei Rosè(s)


Anche questo era nell’aria. O meglio, nel bicchiere. L’Unione Europea, non contenta di aver stravolto i disciplinari con la nuova Organizzazione Comune di Mercato (OCM), adesso rimescola di nuovo le carte in tavola, anzi in tavola rimescola ...i rosati.
Il progetto della UE di prossima approvazione prevede infatti che questi vini si possano ottenere anche da una miscela di uve bianche e rosse. Un bel colpo di shaker e via, il vino è servito.
Un‘ eresia per i puristi. Un colpo basso per tecniche come la pigiatura soffice, la criomacerazione sulle bucce o il salasso, usate dai nostri viticoltori per dare nobiltà e qualità a questo prodotto di nicchia che sta ingrandendosi sempre più, fino a debordare (dalla nicchia appunto) : in Italia siamo già a percentuali sul venduto complessivo intorno al 15%.
Merito della versatilità del rosè, ottimo per sostituire i rossi nella stagione estiva (si beve infatti a temperature più basse), ma anche per accompagnare piatti speziati ed etnici sempre più presenti sulla nostra tavola. Un bel jolly sempre a disposizione.
Ma d’ora in poi sarà possibile mescolare, che so, una Ribolla Gialla friulana e un Syrah siciliano per fare un bel fritto misto nord-sud che tanto sarebbe piaciuto a Garibaldi, ma forse un po’ meno ai palati di chi il vino lo apprezza davvero. D’altronde il rosato mica ci sta male sui fritti...
Ad insorgere contro la proposta europea è sopratutto la Francia, che della qualità dei rosati ha fatto negli ultimi anni un fiore all’occhiello, tanto da far loro conseguire la significativa quota di mercato del 22%, superiore a quella dei bianchi. E per una volta, beh, siamo d’accordo con gli amati-odiati cugini d’oltralpe. E con quelli di Oltrepò. Perentorio infatti anche il direttore del Consorzio di tutela dell'Oltrepò, Carlo Alberto Panont, con il suo bellicoso «Giù le mani dal rosè».
Ma andiamo ancora “oltre”. Chi è pronto a combattere accusa, probabilmente a ragione, la Commissione europea di voler eliminare le barriere enologiche della UE per aprire ai nuovi mercati, compresa la onnipresente e onnipervadente Cina.
Si spera almeno, ma non è affatto certo, anzi, che si possano differenziare in etichetta i due prodotti, lontani anni luce tra loro per qualità e filosofia di base.
In attesa della decisione definitiva UE del 27 aprile prossimo (segnatevi questa data) c’è chi propone in merito di indicare la dicitura “Tradizionale” per il rosato “vero” oppure in alternativa “Rosì” per il nuovo arrivato.
Visto che siamo in tema facciamo anche noi la nostra brava proposta. Scriviamoci “ Ro..NO”. Della serie “ Se lo conosci lo eviti”.
E allora il mondo ritorna rosa.

2 commenti:

  1. Hai perfettamente ragione, questa del rose' fatti mischiando il vino bianco ed il vino rosso e' una fesseria. Si direbbe una cosa inaudita, se non fosse che fino ad ora era vietata per i vini europei, con una unica eccezione: lo Champagne. Lo sapevate? Da sempre e' ammesso solo per lo Champagne mischiare rosso e bianco, in qualunque momento del processo, anche nel momento del dosaggio prima della messa in bottiglia. Che dire, figli e figliastri,no?

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  2. Non mi piace questo cambio continuo di leggi e regolamenti in tema vinicolo che alla fine rafforzano sempre di più la schiera dei produttori del vino fotocopia. Ma non cado nemmeno dalle nuvole, perchè ormai ne abbiamo viste di tutti i colori. E poi qualcuno magari potrà dire che si ritorna alla tradizione contadina, dove in effetti il vino rosato si faceva così ( magari però faceva anche schifo ed ha contribuito ad allontanare i consumatori da questa tipologia di vino....). Però una nota positiva ce la trovo ugualmente: mica siamo obbligati a fare il mescolone, e i produttori di qualità continueranno a farlo bene. personalmente mi vestirò da zorro e se qualcuno dei miei vigneron carmignanesi si prova a fare dei lacchezzi del genere, altro che la z sul sedere....

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bei tempi...