sabato 19 settembre 2009

Una vendemmia troppo...brillante?


Forse a tanti è sfuggito.
Poco più di un mese fa sulle pagine di «Le Monde» 50 nomi illustri del vino francese hanno rivolto un pubblico appello al presidente Sarkozy perché intervenga al prossimo vertice di Copenhagen per perorare la riduzione delle emissioni di Co2.
«Il cambiamento del clima avrà conseguenze devastanti sui vitigni. Ci appelliamo al presidente francese e al ministro dell’ambiente del Paese con la più grande cultura vitivinicola al mondo perché diano l’esempio e impongano la riduzione della Co2» si legge nell’appello.

Annata buona questa, con punte eccezionali. Come il caldo.
La vendemmia arriva con quindici giorni di anticipo rispetto allo scorso anno e ben un mese prima rispetto a quanto avveniva nel dopoguerra.
Il rischio è duplice. Quello immediato è di produrre vini squilibrati.
Quello a lungo (ma non lunghissimo) termine, la scomparse della vite alle nostre latitudini. Semplice no?
E duplici sono i danni. Bianchi difficili da imbottigliare e rossi troppo alcolici.

E’stata la Francia, noblesse oblige, a lanciare l’allarme, ma gli esperti concordano, eccome.
Il riscaldamento globale potrebbe mettere a soqquadro la mappa vitivinicola mondiale. Perchè a vendemmie precoci corrispondono, of course, vini che cambiano: «Se non si farà nulla per ridurre le emissioni di gas serra, le vigne si sposteranno di molti chilometri a nord oltre i loro limiti tradizionali entro fine secolo» continua l’appello.
Non ci credete? A Londra è già sorta di cantina sociale che vinifica le uve (discrete) prodotte nei dintorni...

Insomma, nel 2009 avremo circa 46 milioni di ettolitri di vino di buona qualità, ma con qualche problemino nascosto.
L’uva che si sta vendemmiando in questi giorni è pronta dal punto di vista zuccherino ma non ancora da quello fenolico: in altre parole, la buccia e il chicco non sono abbastanza maturi.
Più alcol e meno equilibrio.

Á la santé

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