sabato 12 settembre 2009

La birra del peschereccio

C'era una volta l'Inghilterra e le sue colonie oltreoceano, l'India in particolare.
Lì gli inglesi scoprono il tè, che diventerà poi una specie di ossessione nazionale.
Ma la bevanda inglese per antonomasia è la birra, e nessuno degli inglesi delle colonie era disposto a sostituire l'una con l'altro. La richiesta infatti diviene: "stiamo dall'altra parte del mondo, ma ri-vogliamo la nostra ale". Il problema diventò: "come reperire la materia prima" (cioè la birra)? In loco non era possibile produrla: non c'erano le condizioni climatiche favorevoli, mancavano tutte o quasi le materie prime, sarebbe costato un botto impiantare ex novo vere e proprie fabbriche di birre, con annessi e connessi.
L'idea che salva capra e cavoli viene in mente alla fine del 1700 ad un piccolo birrificio londinese, la Hogdson brewery, posto strategicamente vicina ai docks del porto di Londra. Visto che le navi inglesi che partivano per le Indie avevano all'andata le stive completamente vuote, perchè, si chiedono, non riempirle di botti di birra? Per sopportare però un così lungo viaggio in mare, la classica ale inglese doveva essere "modificata". Viene così aggiunta alla birra una grande quantità di luppolo inglese, che la stabilizza da un punto di vista gustativo e ne "allunga la vita", cioè non la fa marcire.
Ecco come nasce la famosissima tipologia birraria detta India Pale Ale (abbreviata in IPA), che nel XIX ha il suo centro produttivo a Burton on Trent, le cui acque sono perfette per questa tipologia.
Finita l'epoca coloniale, anche le IPA passano di moda in Inghilterra; soprattutto negli ultimi 50 anni ne viene persa quasi la tradizione produttiva nel Regno Unito, mentre negli USA questa tipologia, in forme spesso estremizzate, ritorna potentemente in auge.
Ci volevano tre birrai (quasi) fuori di testa di un posto sperduto nel nord della Scozia, Fraseburg, e un birrificio dal nome e dalla comunicativa aggressiva (Brewdog) che, come si dice in gergo, "sta spaccando" con i propri prodotti al confine fra l'estremo e il geniale, per riesumare una IPA inglese degna (secondo loro) di tale nome e tale tradizione.
Che cosa si sono inventati per la loro Storm IPA?
Metti otto barili di quercia (provenienti dalla Caol Ila, distilleria scozzese di scotch whisky) con dentro birra IPA fatta di soli luppoli inglesi (East Kent Golding e Bramling Cross, per 90 di IBU), che se ne vanno a giro nel tempestoso Atlantico per due mesi, legati in coperta all’albero di un peschereccio d’altura. Falli skakerare ben bene e spera che lo iodio impregni almeno in parte le assi delle botti. Sbarcali, metti la birra in bottiglie senza scadenza e tutte numerate, e spera di aver ridato vita, così facendo, allo stile tradizionale delle IPA.
Idea non banale, sicuramente; dalla quale scaturisce una birra altrettanto particolare, grazie al suo “affinamento oceanico”. Un aggettivo? E’ birra sapida. E’ di color aranciato, con schiuma quasi insignificante, poco più di una pellicola. Il naso stupisce, o meglio, sbalordisce: ha l' odore del porto, nel senso del porto delle navi. E’ odore quasi salmastro, con un luppolo acceso che inizia il lavoro e i sentori affumicati/torbati che ne completano lo spettro olfattivo. Complesso, l’aroma, ma stupisce per carattere e “innovazione”: lo iodio sembra aver fatto il proprio lavoro. Dalla carbonazione quasi assente, in bocca la Storm IPA accentua la sensazione di malto/torba/affumicato, legato ovviamente alla maturazione nelle botti dalle quali era già passato lo scotch: le note affumicate, alla fine, la fanno quasi da padrone, alleggerite solo in parte da una luppolatura presente e aromatica. Il finale è nettamente luppolato, asciutto e importante, che fa apprezzare ancora di più la complessità della birra e l’ottima tecnica produttiva.
Il valore aggiunto?
un filmato che ne illustra le varie fasi produttive, comprese quelle sul peschereccio, che qui di sotto si può vedere:



Dove poterla bere, senza dover per forza trasferirsi in Scozia? Anche dalle nostre parti, alla Birroteca di Greve in Chianti, posto veramente sfizioso.

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