sabato 3 ottobre 2009

Chianti e....Chianti




Sabato 19 Maggio ho fatto una breve incursione alla manifestazione “Vino al Vino” in Panzano in Chianti organizzata dall’Unione Viticoltori di Panzano.
Erano presenti, con stand allestito nella piazzetta sulla strada principale 20 produttori, elenco dei quali come da immagine sopra. L’idea era di assaggiare un po’ di Chianti limitando al massimo i vari Igt, Supertuscan, tagli bordolesi vari etc…. una giornata dedicata soprattutto ai Chianti classico docg base.
Solita formula consolidata, acquisto (12€) di calice da degustazione serigrafato con portabicchiere e possiblità di assaggio da tutti i vari banchi.
Ho annotato una ventina di assaggi. La sensazione principale che ne scaturisce è contrastante o meglio i vari Chianti degustati possono essere divisi in due tipologie in base alle strategie di mercato delle varie aziende. Una parte di esse utilizza, accanto al Sangiovese, percentuali di vitigni internazionali e l’affinamento in botti piccole, altri invece preferiscono l’uvaggio tradizionale (sangiovese con al massimo aggiunta di piccole percentuali di vitigni autoctoni, colorino per lo più).
85%Sangiovese-15%Merlot (oppure 10/15%cabernet sauvignon), affinamento in barrique era un po’ il vangelo recitato, in inglese, con soddisfazione da taluni produttori durante la mescita dei loro Chianti. In inglese sì perché la piazzetta, (un po’ strettina come location…) nel frattempo si era riempita, ed era al 90% composta di stranieri, per lo più americani poi inglesi, tedeschi, olandesi. In alcuni stand l‘addetto alla degustazione era di lingua inglese.
E tutto ciò spiega le motivazioni di tali scelte, ragioni di mercato ovviamente laddove l’impiego del merlot e/o cabernet sauv e l’utilizzo della barrique rende + facile la vendita nei mercati stranieri, Usa soprattutto, più “pronti” ed amanti di tali gusti più immediati e “ruffiani”, snaturando però, ovviamente x mia opinione personale e soggettiva, la natura del vino della nostra regione. La qualità generale direi comunque molto buona, sicuramente migliorata rispetto alla media dei Chianti di qualche anno fa.
Fortunatamente (sempre a mio parere) ci sono ancora molte aziende che preferiscono produrre Chianti + tradizionali e tra questi ho avuto il piacere di degustare i vari Cennatoio, Fontodi, Molino di Grace, Villa Cafaggio, Le Cinciole, Vecchie Terre di Montefili (interessante quest’ultimo che non conoscevo). Ho apprezzato anche il Syrah di Fontodi (Case Via) ed alcuni Igt Sangiovese (Gratius di Molino di Grace, Flaccianello sempre di Fontodi, San Martino di Villa Cafaggio).
Tali produttori, anche scambiando due battute con alcuni di loro, preferiscono produrre il Chianti in maniera tradizionale (il “Chianti deve esser Chianti”) e poi magari, accanto al Chianti, mettere in commercio prodotti ad hoc per i mercati oltreoceano con i vari igt, supertuscan etc…
Ho apprezzato molto meno altri vini degustati, tipo il “blend” (da 5 vitigni addirittura! -Merlot, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Alicante, Petit Verdot-) del noto stilista…
Ciao
Stefano

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