giovedì 22 ottobre 2009
La Francia non è Corta
Franciacorta uguale Bollicine. Per chi ama il buon bere questa è l’equazione, non c’è scampo.
Ma stavolta un pertugio lo troviamo, con un rosso di buona qualità e di grande versatilità, assaggiato qualche giorno fa da mio fratello Carlo e gentile signora.
Sto parlando del Terre di Franciacorta Cà del Bosco 2005. Un’azienda tra le più quotate della zona. E tra le più prolifiche. Produce circa un milione di bottiglie, con le Bollicine in primo piano of course.
Eppure anche i rossi di questo territorio, distribuiti in 18 comuni in provincie di Brescia, sulle rive del lago di Iseo, spesso come dicevo snobbati, qualche soddisfazione la danno, eccome.
Il vino in questione, composto da tutti e cinque i vitigni che il disciplinare della DOC prevede (Cabernet Franc e Sauvignon, Merlot, Barbera e il potente Nebbiolo), sprigiona da subito gradevoli sentori, che vanno dal fruttato giovane della ciliegia allo speziato proveniente dall’affinamento in legno, agli aromi erbacei. Si distinguono note di pepe e tabacco con la liquirizia a chiudere la bocca. Buono l’equilibrio, con i tannini già morbidi e ben in sintonia con gli acidi ancora in bella evidenza e con il tenore alcolico. Un vino armonico e piuttosto corposo.
Lo abbiamo provato con un ottimo primo ai carciofi e con un secondo di carne e non ha stonato con nessuno dei due (e sappiamo quanto sia difficile abbinare i carciofi!)
In conclusione un prodotto per tutte le tasche (lo troviamo sui 15 euro in enoteca), con la garanzia della qualità Cà del Bosco, in grado di fare da jolly in qualunque occasione e che certamente... allunga le possibilità espressive dei vini della Franciacorta
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