mercoledì 21 gennaio 2009

Dalle Marche con rossore


Ormai lo so. Quando il mio caro amico Max mi guarda di sottecchi con quell’aria un po’ sorniona, significa che ha qualcosa di speciale da mostrarmi.
L’occhiata era appena stata preceduta da una mia domanda “ Ma non hai mica un vinellino da dessert per accompagnare questi dolcetti?”

“Guarda cosa ti fo sentire” risponde lui (mirabile coniugazione di approccio visivo e cinestetico in una sola frase).

E, sempre con l’aria “sottecchiosa”, estrae una bottiglia senza etichetta dalla credenza dell’abitazione affittata col gruppo di amici storici (no, io non ne faccio parte, sono più recente) per celebrare religiosamente, da tempo immemore, un’abbondante libagione lontano da mogli, parenti e scocciature varie. Tutto questo ogni mercoledì (però che idea gagliarda ehm ehm...).
“Questo è vino di visciole” sentenzia.

“Di vi...” Sono spiazzato. Poi mi ricordo che, sì, le visciole sono le ciliegie.
Assaggio. Buono. Dolce, aromatico, intenso. Un bel color rubino. Però! Me ne faccio un secondo goccio mentre Max spiega tutto l’antefatto (sennò che gusto c’è ad offrire) .
Il vino viene da Acqualagna, ridente cittadina marchigiana. Là produrlo è una tradizione contadina secolare: lo fanno anche industrialmente e lo chiamano Visner. Mettono a macerare le visciole in vino locale, di solito sangiovese o montepulciano, e poi lo fanno riposare per qualche mese. Questo il canovaccio. Le varianti sul tema sono abbondanti.
Ma lui lo assaggia da un suo amico marchigiano e se ne innamora. “Per forza- dice l’amico – Questo è il migliore. Lo fa quello della pescheria dal Granchio, la più fornita di Acqualagna.”
Ma che c’entra il pesce con le ciliegie, direte voi? C’entra perchè, come dicevo, ad Acqualagna il vino di visciole lo fanno in tanti, artigianalmente, ma quello di Mirco, il proprietario del Granchio è il non plus ultra.
“Ma ne fa pochissime bottiglie e non lo dà a nessuno. E’ gelosissimo. - dice l’amico - Io sono un suo intimo e per me ha fatto un’eccezione, una!”
Max insiste così tanto che alla fine i due fanno un piano.
Vanno in pescheria dove Max acquista pesce per la cena. E si produce sin da subito in elogi sperticati e sicuramente esagerati, (anche se il Granchio è una bella pescheria, neh) per il pesce, il locale, il titolare del locale, la moglie del titolare e tutta la parentela fino alla quinta generazione passata e futura. E il compare lo spalleggia, eccome.
Alla fine Mirco, colpito da tanta ammirazione, sente di dover far qualcosa per ricambiare. E cade nella rete. “ Sapete che vi dico?” – dichiara - Vi faccio assaggiare un goccio di una cosa che fo io”.
E sul tavolo compare come d’incanto una bottiglia di vino. Di visciole.
E dopo l’assaggio, che volete, l’entusiasmo di Max va alle stelle (“Non posso proprio tornare a casa, in Toscana, senza questo vino”) il compare rincara, e Mirco crolla (mi sarebbe piaciuto vedere la sua faccia) e allunga al nostro amico un’altra bottiglia intonsa. Proprio quella che adesso mi trovo in mano.
Che dirvi? Dopo una storia così mi faccio il terzo bicchierino.
A volte fa tanto piacere prendere un Granchio !

2 commenti:

  1. Certo che tra amici il visciole si sarebbe fatto sentire.... Però interessante il raccontino, magari se passo da quelle parti ci provo anche io: i produttori non resistono mai, e appena possono fanno sentire le loro produzioni con orgoglio. Ne conosco uno anche a Carmignano che produce l'aleatico.

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  2. Aqualagna? Bè se ci passate prendete anche un tartufino o due...
    ciao

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bei tempi...