domenica 26 luglio 2009

il gusto dei Libri


Ieri sera cena con consorte e carissima amica a Cerreto Libri, http://www.cerretolibri.it accattivante fattoria biodinamica con agriturismo annesso situata sulle colline sopra Pontassieve.
Affacciata sul fiume Arno, a 15 Km da Firenze, l’azienda si contraddistingue per la villa settecentesca, posta tra due maestosi cedri del Libano, che appartiene all’antica famiglia fiorentina dei Libri dalla fine del XVIII secolo.
Poderi di olivi e viti si succedono a boschi di cerri e cipressaie a creare un’atmosfera amena e riposante per lo spirito.
Oltretutto ieri a questo aspetto contribuiva anche il clima, fresco e ventilato, ben distante dalla calura di questi giorni.

Allietata da una interessante swing band, i Medirimedi di Massa Carrara, la serata è iniziata con crostini di pomodoro e pecorini, proseguita con una saporosa pasta alla Norma di sicula memoria e con uno superbo spezzatino in Fricassea, accompagnato da patate arrosto e ratatatuille di verdure della casa, definito con mia sorpresa “gorgoglione”, alla maniera piombinese, dalle simpatiche proprietarie, Valentina Libri e Francesca, che hanno preparato e confezionato il tutto con l’aiuto di Andrea, salvatore e dello staff della fattoria. Dulcis in fundo ci è stata ammannita una pregevole mousse di ricotta.

Ah, dimenticavo la cena è stata convenientemente annaffiata da vini di produzione propria. Il Canestrino 2007, un bianco IGT (80% Trebbiano - 20% Malvasia) beverino e di buona acidità e un Chianti Rufina DOCG 2005 (90% Sangiovese - 10% Canaiolo), affinato in botte grande, fruttato e pieno come si conviene a un Chianti di qualità. Con in più l’atout del biodinamico e quindi del pieno rispetto dell’ambiente, senza l’utilizzo di sostanze chimiche di sintesi.
Insomma una serata da incorniciare. Ah, il piacere dei buoni Libri...

martedì 21 luglio 2009

Saldi, svendite e offertone


Saldissimi nel mondo del vino.... alias versione estiva di una poco conosciuta manifestazione molto più attuale di cantine aperte. Da quest'anno infatti ( e per altri ancora temo) si inaugura da metà luglio il nuovo evento del vino: CANTINE PIENE.
Si perchè la vendemmia si avvicina e i produttori devono liberare botti e magazzini. Come fare? Essenzialmente in due modi. O si vende il pregiato vino da qualche decina di euro a prezzi ridicoli imbottigliando lo stesso vino come se fosse un igt o vino da tavola.
Oppure si sconta tramite offerte speciali le bottiglie rimaste invendute.
Giudizio personale: la crisi c'è e giustamente fanno quello che possono, quindi in questo caso censuro ogni facile ironia. Poi c'è chi dimostra classe anche in questo caso, e chi vuol sembrare il benefattore di turno dopo che per anni ha tenuto ben chiuse le cantine ai semplici appassionati.
Solo una riflessione, spero che questa esperienza insegni a qualche produttore a non eccedere nei momenti di vacche grasse, a curare sempre e comunque appunto il winelovers di turno, perchè guarda caso anche di questi tempi chi non si è preoccupato solo di stendere il tappeto rosso alle guide od ai presunti guru del vino, continua a lavorare e vendere serenamente.....
Cari produttori ma non lo avete ancora capito che quando acquistiamo un vino, noi acquistiamo anche un poi di voi, della vostra accoglienza e giovialità? E' una regola così semplice.....
Al produttore amico si perdona tutto, anche le annate meno buone, perchè ci fa sentire quanto tiene ai suoi affezionati in ogni momento. In Francia o nella Napa Valley sono sempre pronti ad accogliere gli enoturisti ed a far assaggiare i loro vini: nessuno esce da quelle cantine senza almeno una bottiglia ve li assicuro. Invece qui tra nobiltà e miseria, spesso si vede solo la miseria......

Una domenica con i boscaioli


Domenica passata abbiamo trascorso una piacevole e simpatica giornata alla Cascina di Spedaletto, nella riserva naturale dell’Acquerino. Giornata bellissima, clima perfetto.
Abbiamo assistito al Triathlon del Boscaiolo, gara in tre prove (abbattimento di un palo con la motosega; sramatura di un tronco con la motosega; taglio di un tronchetto con l’accetta) con partecipanti dalle varie zone montane del centro e nord italia, valevole per il campionato italiano con tanto di gudici, cronometristi etc..
Avevamo saputo della manifestazione dai vari siti (tipo il blog welcome2prato, poi ancora notizia apparsa su giornali locali, tv prato…), oltre al sito ufficiale www.boscaioli.com
Erano inoltre presenti i vari stand dei prodotti tipici della val di bisenzio ed alcuni dalle vicine località della montagna pistoiese o da altre zone della Toscana.
Quindi i vari produttori artigiani di miele, tortelli di patate (la signora sempre presente anche a Terra di prato, il mercato “filiera corta” che si era tenuto il giorno prima), il microbirrificio di Mercatale di Vernio, vari produttori tra cui ottimi salumi di cinta da un allevatore di Tobbiana Montalese (ottimi prosciutto, capocollo e porchetta…..beh il panino alla bambina dovevo comprarlo, no?..). L’associazione dei boscaioli tra l’altro festeggiava i 10anni dalla nascita e a fine gara hanno tagliato (ovviamente con motosega ed accetta) una enorme torta.
Tanta gente (direi più della passata edizione), grazie anche alla bellissima giornata ma soprattutto a fine serata una simpatica “iniziativa”: uno dei boscaioli a fine serata si è sposato sul prato all’ingresso dell’adiacente agriturismo. Le “sedie” per gli sposi, testimoni e parenti erano covoni di fieno (vedi foto) così come l”altare” dove il prete stava preparando la cerimonia....
La folla dei curiosi intorno ai covoni era notevole… Purtroppo sono dovuto scappare perché avrei voluto vedere gli sposi che stavano nel frattempo vestendosi (lo sposo arrivato dal campo gara in trattore) che promettevano vestiti molto informali e dopo la cerimonia porchetta e soprassata per tutti.....
Ciao

domenica 19 luglio 2009

Le birre dell'estate ... tedesca


Anche per le Weizen/Weißbier tedesche (le altre “birre per l’estate”), lo stesso percorso già sperimentato per le biere blanche belghe.
Nome: weizen, weißbier, weisse, berliner weiß, hefe weizen, kristall weizen, dunkel weizen, weizenstarkbier, weizenbock, gose (polinomia che sarà più chiara in seguito).
Luogo di nascita: Remoto: Mesopotamia (protagonisti i Sumeri). Recente (medioevo): Baviera, nella zona adiacente alla Boemia.
Tipologia: Birra ad alta fermentazione, con il lievito che “lavora” fra i 15 e i 20 °C e, salendo fin sulla superficie del mosto di birra, forma una corona bianca di schiuma (weißbier: " birra bianca”). Dal colore biondo/dorato, di solito opalescente per i lieviti in sospensione, decisamente frizzante, ha aroma di lievito e di frutta, spesso di banana (dovuto all’impiego di un particolare ceppo di lievito). E’ un tipologia di birra nella quale l’IBU (la percentuale di amaro) è mediamente molto scarso.
Particolarità: il bicchiere, da 0,50 lt., dalla curiosa forma allungata e dalla non facile gestione durante la sversatura della birra. Nelle riunioni conviviali si usa brindare con il fondo del bicchiere, che è molto spesso. Il modo di accompagnarla: nelle kristall si aggiunge una fetta di limone, e, a volte un chicco di riso; a Berlino se ne fa una variante particolare, alla quale viene aggiunto, a scelta, estratto di limone, lampone e/o asperula.
Storia:
Tutto comincia cinquecento anni fa, quando il Duca Guglielmo IV di Baviera emana il Reinheitsgebot (editto della purezza): prima, nel 1485 per la città di Monaco e dopo, nel 1516, per tutta la Baviera. Di fronte a una serie di scarsi raccolti di grano, anche la birra (di grande uso popolare) aveva visto aumentare di molto il proprio prezzo. L’editto voleva assolvere (nelle intenzioni di chi lo emanava) alla funzione di: garantire per tutti un prezzo accessibile della bevanda, garantire tutti i consumatori che la birra fosse buona e corretta (l’editto infatti obbligava tutti i produttori ad usare solo acqua, orzo e luppolo), creare un vero e proprio “marchio di qualità” della Baviera, con relativi controlli esercitati dalla casa regnante stessa, gli stessi controlli che non ammettevano al commercio altre birre provenienti da fuori della Baviera. Per fare la birra quindi non si potevano impiegare altri cereali, come il grano e la segale, il cui uso era riservato solo ai panificatori. Ironia della sorte, proprio nel luogo dove si emana la legge, si dà vita alla prima, eclatante eccezione. La famiglia regnante della baviera, i duchi di Wittelsbach, “va matta” per una rinfrescante birra già allora chiamata weizenbier (“ birra di frumento”), per la quale si usa il malto di frumento, oltre a quello d’orzo “regolamentare”. In barba all’editto, nel 1520 autorizza quindi un solo produttore, supervisionato dai duchi di Degenberg nel villaggio di Schwarzach (vicino al confino ceco) a produrre questa birra. Nel 1602 muore l’ultimo discendente della famiglia Degenberg, senza lasciare eredi: i diritti (ambitissimi) della produzione della birra ritornano alla casa regnante, e Maximilian I dà il via alla formazione di una vera e propria rete produttiva in tutta la Baviera, che nel corso degli anni arrivò a fornire un terzo di tutte le entrate della Baviera. Fino alla metà del 1800 la weizenbier “regge” sul mercato: poi le consuetudini cambiano, i gusti pure e la politica anche. Tanto che nel 1856 la casa regnante cede i propri diritti birrari alla G. Schneider & Son. Dalla seconda metà del 1900 questo stile di birra ritorna in auge, tanto che ad oggi ci sono fra le 200 e le 250 fabbriche di birra nella sola Germania che producono più di 1.000 birre di questa tipologia.
Quali weizen bere?
Il mercato, anche quello italiano, è ben fornito di questi prodotti, non tutti di grandissimo livello, si deve purtroppo dire. Quasi tutte le più importanti brauerei propongono birre delle diverse tipologie di weizen: quelle scure (dunkelweizen, dunkel in tedesco vuol dire “scuro”) per l’uso di malti tostati, quelle leggermente dorate e opalescenti per la non filtratura del lievito (hefeweizen, “lievito di frumento”), e quelle più limpide (kristallweizen,cristallo di grano”) e filtrate, da alcuni definite lo "champagne della Baviera". Le più appetibili? Senz’altro tutta la gamma della Schneider, a mio parere il top; birre spettacolari. Subito a ruota le birre della abbazia benedettina di Andechs, tutte molto corrette, alcune birre della Ayinger (per chi non ci fosse mai stato, consiglio vivamente la visita alla spettacolare sede di questa fabbrica con relativo albergo a 30 km. da Monaco), alcune birre della Hacker Pschorr, la Maisel (anche se mi ha un po’ deluso ultimamente), la Dunkel della Erdinger (lasciar perdere il resto), la hefe dunkel della Paulaner (anche la hefe è comunque passabile), la dunkel della Franziskaner (meno diffusa della hefe), la Munchener Kindl e la Schwarz weisse della Hofbrauhaus di Monaco (HB). Queste fra quelle che arrivano da noi: se uno si fa un bel giro in Germania poi trova esempi ancor più spettacolari; ma bisogna fare un giro certosino, quasi porta a porta.

Spettacolare, ma in questo caso più adatta all'autunno/inverno che all'estate, la variante definita weizenbock, weizen scure dalla più robusta gradazione alcolica: imperdibile la Aventinus della Schneider, capofila di questa categoria.

Brunello è (ancora) bello ?


Un milione e trecentomila litri di Brunello di Montalcino declassati a Igt:
Un rotondo 20% dei 6,7 milioni di litri di Brunello sequestrati anche a seguito del maligno e italianicamente masochistico sasso lanciato dall’Espresso ad aprile dello scorso anno, in piena anteprima Vinitaly
L’indagine dalla Guardia di Finanza, iniziata ancor prima, nel 2007, si è appena conclusa e ci sentivamo in dovere di darvene l’esito dopo il polverone sollevato a suo tempo.

E’vero, eccome. Come recita la nota delle Fiamme Gialle “ ingenti quantitativi di vino relativo alle annate dal 2003 al 2007 sono stati tagliati o ammorbiditi con uve e vini differenti dal Sangiovese, unico vitigno ammesso dal disciplinare del Brunello e Rosso di Montalcino".
Il Sangiovese veniva mischiato con uve provenienti da altri vitigni della zona, ed anche con prodotti vinosi provenienti da altre regioni. Perchè?
Per aumentare i volumi produttivi, a fronte di una richiesta , italiana e non , sempre maggiore, e per ottenere un gusto più morbido e gradito ad alcuni mercati internazionali.
E nell”affaire” veniva coinvolto non solo il Brunello. Sono stati sequestrati a suo tempo anche 1,7 milioni di litri di altri vini a denominazione (quali il Rosso di Montalcino D.O.C. ed il Chianti Classico D.O.C.G. e I.G.T. Toscana Rosso), di cui a conclusione oltre il 40 % sono stati declassati a denominazioni di minor pregio e 100.000 litri inviati direttamente a distillazione.
Come conseguenza di quanto dicevamo sopra sono stati; sequestrati pure 400 ettari di vigneti sui quali erano coltivati vitigni non riconosciuti dal disciplinare di produzione.
Complessivamente sono state denunciate alla Procura della Repubblica di Siena 17 persone. Di queste, otto hanno richiesto il patteggiamento, mentre le altre nove hanno ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini per i reati di frode in commercio e falso in atti, in alcuni casi commessi in associazione.

Che dire? Speriamo che da qui si possa ripartire daccapo, con più trasparenza, rispetto della tradizione, del disciplinare e meno derive “modaiole” che se momentaneamente possono accontentare i palati esotici (e i relativi & appetiti mercati) , a seguito di scandali e scandaletti producono poi il classico effetto boomerang.
Insomma, il gioco non vale la candela.
E l‘onestà poi dove la mettiamo?

In questo senso la riduzione di produzione da 80 a 70 quintali per ettaro, decisa con decreto regionale sollecitato dagli stessi consorzi di tutela già dal 2006, è un segnale positivo.
Certo, il Brunello sarà quantitativamente ancora più ridotto.
Avremo più qualità o più tentazioni per i furbetti di turno?

sabato 11 luglio 2009

Il ddl che sconvolse il mondo del vino

Ecco una puntata estiva di quella telenovella che è il mondo del vino attuale.
Mi arriva ( fonte ANSA) la notizia che leggerete sotto e mi viene subito da ridere. Non perchè improvvisamente sia impazzito ma immagino subito i fiumi di parole e le procedure legali che ne seguiranno. Poi penso anche che di pazzi per il mondo ce ne sono ancora, per fortuna.
Chi osa mettere in dubbio l' unicità, la supremazia e l'egemonia incontrastata di qualche associazione di degustatori del mondo del vino?
Insomma, se riescono a fare questo ddl posso cominciare a credere che babbo natale esiste davvero.....
Sulle parole del presidente Medri, troppo gustosa l'opportunità, presto un post dedicato.
Ma come aperitivo solo un paio di domande: Quanto costa fare i corsi di "abilitazione con le varie associazioni? I relatori sono di solito scelti per nomina o per concorso, con graduatorie o similari?


2009-07-11 14:03 - fonte ANSA.IT
UN ALBO PER I SOMMELIER, ECCO DDL DI DISCIPLINA
ROMA - E' in arrivo un albo per i sommelier, motivato dalla necessità di disciplinare una professione in costante crescita, con reclute in aumento del 10-15 per cento ogni anno, soprattutto tra le donne.La proposta dell'albo è contenuta nel disegno di legge sulla "disciplina..... Il ddl è stato presentato, spiega Gamba, "nella necessità di qualificare meglio la figura del sommelier professionista, definendo un percorso di indiscutibile serietà e professionalità invece dell'autocertificazione di fatto avvenuta finora nei vari corsi e corsetti delle associazioni privatistiche che formano i degustatori". L'abilitazione avverà tramite un esame i cui contenuti saranno definiti dal ministero delle Politiche Agricole alimentari e forestali, aggiunge Gamba. Per accedere all'esame il disegno di legge prevede una serie di percorsi formativi all' interno del corso di laurea universitario di Scienze della preparazione alimentare, dei corsi offerti dagli istituti alberghi e "da nuove ipotesi- sottolinea Gamba - recepite di recente come i corsi all'interno degli istituti agrari con indirizzo enologico e, in alternativa, anche l'abilitazione di quanti abbiano avuto una formazione in corsi almeno biennali tenuti da associazioni qualificate".
Ma alla proposta dell'albo fa barricate l'Associazione italiana sommelier (Ais). "L'albo non serve - è il commento di Terenzio Medri, presidente dell'Ais che opera da quarant'anni in Italia concentrando, assieme alla Fisar (federazione italiana sommelier albergatori ristoratori), la formazione dei degustatori del vino in Italia - mi sembra che questo ddl favorisca gli interessi di qualcuno, come le università con i corsi specialistici nel settore agroalimentare, piuttosto che gli interessi della professione. Una professione che già esiste e che ha un percorso formativo qualificato all'interno dei nostri corsi". "Piuttosto - conclude Medri - la nostra associazione sta cercando di definire la nuova figura del maitre-sommelier con un inquadramento contrattuale al secondo livello e non già a quel terzo livello attualmente garantito ai sommelier".
All'eventualità di un albo dei sommelier si dice invece favorevole la Città del Vino - l'associazione dei comuni a più alta vocazione vitivinicola d'Italia - in quanto "costituisce un forte elemento di responsabilizzazione della categoria". Per l'associazione, inoltre, la proposta in discussione al Senato dovrebbe essere estesa anche a tutti gli assaggiatori di prodotti tipici italiani, come nel caso del'olio e dei formaggi, "offrendo uno spettro più ampio alla figura del degustatore professionale".

martedì 7 luglio 2009

eravamo 4 amici al bar.....


Eravamo 4 amici al bar….. no non è vero, eravamo solo quattro avventori in un piccolo spaccio di chicche enogastronomiche venerdì della scorsa settimana ma l’aria era davvero quella raccolta ed intima della famosa canzone. Location Moneglia, anfratto sul mare della costa ligure.
L’enoteca si chiama Assirto, l’ospite Luca Ciceri, trapiantato da Milano.
Un innovatore, nel servizio e nei gusti da offrire agli avventori. La sua regola? Semplice ed efficace, via il coperto e invece un piattino, un assaggio, abbinato a ogni calice in degustazione. Vini solo autoctoni, quindi liguri: aziende più o meno conosciute, per tutti i gusti.
Ed ecco che lì si assaggia il piatto di pescato ( tipiche le acciughe liguri) con il vino giusto, magari il Pianacce di Giacomelli. Un vino di gran spessore, grasso in bocca senza perdere una giusta acidità ed i profumi leggeri ma puliti del vermentino. Fruttato e floreale, che poi evolve verso le erbe aromatiche e sul finire il consueto retrogusto amarognolo.
Ma i fuochi d’artificio sono alla mia richiesta di assaggiare il vino mito della liguria, lo sciacchetrà ( senza sentori di tappo ovviamente come nel caso dello sconsolato stefano qualche post addietro). Il buon milanese però, appurata la mia infinita curiosità sui vini, mi propone in alternativa un Moscato Passito 2006 di Bisson…. Bingo! Ho fatto la giornata….
Si perché dovete immaginare uno degli straordinari passiti del sud Italia, senza la eccessiva pesantezza di corpo, con un profumo più fine e meno potente e soprattutto una maggiore acidità che lo rende gradevole dal primo al…. quinto bicchiere… ( poi la bottiglia finisce purtroppo!)
Una descrizione organolettica? No, non è possibile in poche righe, si può forse descrivere in fretta il cenacolo di Leonardo? La fortuna ha poi voluto che ci accompagnasse la musica che usciva dal pianoforte suonato dalla figlia di Luca….. Serata cinque stelle, e dopo il sonno dei giusti, non per meriti personali ma grazie alla dea bendata che mi ha fatto arrivare in quel luogo in una sonnolenta sera di quasi estate.

sabato 4 luglio 2009

Le birre dell'estate

Il pretesto è il caldo, e un articolo presente all'interno dell'ultimo numero del Gambero Rosso: quali potrebbero essere le categorie di birre che meglio aiutano a sopportare/vincere il caldo estivo incipiente (?). La risposta, a mio modo di vedere, è molto facile: le categorie sono due, quella delle Biere Blanche (belghe) e quella delle Weisse (tedesche). Sto parlando, chiaramente, del segmento delle birre di qualità.
Comiciamo a dare un'occhiata alle biere blanche: noblesse oblige.

Nome: Biere Blanche (witbier in fiammingo)
Luogo di nascita: Brabante fiammingo, Nord della Francia
Tipologia: Birra ad alta fermentazione, dal moderato tenore alcolico (raramente si superano i 5°)Ingredienti: malto d’orzo, frumento non maltato, avena non maltata (raro). Speziata con coriandolo, scorza di arancia amara di curaçao
Particolarità: non filtrata e non pastorizzata, colore bianco lattiginoso (da qui il nome), opalescente

Storia: si deve risalire al medioevo, e far riferimento ad un paesino vicino Lovanio (30 km. circa da Bruxelles), Hoegaarden. Qui si produceva birra già dal 1318, ma tutto cambia nel XV secolo, con l’insediamento nella zona di una comunità di padri Begardi. I padri Begardi erano “l’alter ego” delle Beghine, movimento religioso del Nord Europa nato all’incirca nel XII secolo, formato da donne, spesso vedove di soldati morti in battaglia, che scelsero di vivere in comunità, spesso sotto la guida spirituale di un sacerdote. Non erano suore, non pronunciavano i voti e potevano tornare alla vita laica quando volevano; le loro comunità si chiamavano beghinaggi (ancora oggi ce ne sono 11 in Belgio e 2 in Olanda), nei quali si dava aiuto a donne sole o a persone malate e il cui ritmo di vita era scandito dalla preghiera. Dapprima appoggiato informalmente dalla Chiesa, il movimento delle Beghine vive alterne vicende, andando incontro anche ad accuse di eresia, le stesse nelle quali incorsero (insieme a dure repressioni) i padri Begardi, predicatori erranti che vivevano in povertà, spostandosi di villaggio in villaggio, denunciando gli abusi del clero e predicando il ritorno al cristianesimo delle origini.
In uno dei loro spostamenti, i Begardi si stabiliscono ad Hoegaarden, e lì cominciano a produrre birra e vino, presto imitati dai contadini della zona. Che danno vita ad un vero e proprio exploit produttivo: in un paesino di poco più di 2000 anime si arriva a contare 35 birrifici insediati all’interno del territorio comunale agli inizi del 1800. La Rivoluzione Francese fa quasi tabula rasa di questo boom produttivo, e lo stile birrario della zona corse il rischio dell’estinzione. Dai 35 birrifici di inizio ‘800, si arriva ai 2 soli birrai del 1955, Tomsin e Loriers, gli ultimi detentori del segreto produttivo delle blanche. Poi anche Loriers si arrende al mercato, e nel 1957 Tomsin, per sopraggiunti limiti di età, smette di produrre.
Un lattaio texano, vicino di casa di Tomsin (che aiutava nel tempo libero), Pierre Celis, nel 1965 decide di ridare una nuova vita produttiva alla biere blanche fiamminga, e insieme a due soci olandesi ricomincia a produrre con la stessa ricetta “carpita” in anni di osservazione del vicino Tomsin. Per 20 anni Pierre Celis, con i prodotti della sua Celis Brouwerij, rivitalizza il mercato di questa particolare tipologia birraria, fino a quando il suo stabilimento non prende fuoco: per ripianare i debiti, deve cedere alla InBev (il maggior produttore mondiale di birra) la maggioranza delle azioni della propria ditta, per poi trasferirsi, nel 1992, in America, dove tutt'ora produce. Ma il “miracolo” si era ormai compiuto: le biere blanche, da tipologia a rischio d’estinzione, si trasforma in birra “trendy”, che si ritaglia una bella fetta del mercato. A tutt’oggi ci sono almeno una cinquantina di biere blanches belghe, oltre a numerosissime altre produzioni europee e d’oltre oceano. E imastri birrai di tutto il mondo hanno apportato più di una variazione allo stile “classico” delle blanche, con l’introduzioni di nuove materie prime (grano kamut, farro, grano saraceno) e di speziature sempre più estreme.
Fra le “classiche” blanche belghe, da ricordare la capostipite Hoegaarden (in questi ultimi tempi un po’ cambiata, a dir la verità, in peggio), la Blanche de Watou, la Blanche de Charleroi, la Blanche des Neiges, la Mater, la Wittekerke, la st. Bernardus Blanche, la Titje, la Troublette, la Blanche de Namur. Degne di nota anche le olandesi Korenwolf e Wieckse Witte. Fra le blanche più particolari, da ricordare la Waaslander di Boelens e la Tarwe della Achilles, insieme alla Triverius della De Graal; la particolare Darbyste con l’aggiunta di sciroppo di fichi, le robuste Blanche de Hainaut della Dupont e Blanche de Honnelles dell’Abbaye des Rocs, la Blanche de Saisis della Ellezelloise (priva di spezie), la Jan de Lichte della Glazen Toren.
E gli taliani? Non stanno certo a guardare: alcune grandi produzioni, come la Enkir del Birrificio del Borgo, la Runa Bianca di Montegioco, la piemontese Talco, la sarda Friska, l'abruzzese Blanche de Valerie e la genovese Bianca, le chicche del Baladin, Wayan (sul confine fra una blance e una saison) e Isaac.
La differenza fra le italiane e le belghe? Il portafoglio, più che la qualità. Molto più care le italiane, veramente troppo, più facilmente reperibili le belghe, anche se molti beershop on-line cominciano ad essere ben forniti anche di bottiglie italiane. La grande distribuzione, per ora, è un po' fuori dal giro: vi si trovano con facilità solo le Hoegaardeen e la Blanche de Namur, nei pubs alcune delle birre sopra menzionate si cominciano a trovare.
Gli abbinamenti gastronomici: perfette per un aperitivo fresco, come in abbinamento con frittatine alle erbe, salumi non eccessivamente saporiti, formaggi freschi e freschissimi, pasta al pesto e verdure fritte in pastella.
Da ultimo, una tradizione puramente belga: la prima Hoegaarden della giornata dovrebbe essere bevuta completamente in “non più di tre sorsi” (ci si riferisce ad una bottiglia da 0,33 cl.)
Alberto Laschi

giovedì 2 luglio 2009

Calici di stelle 2009 alla rocca, vieni anche tu?


Cari Winelovers,
anche quest’anno abbiamo ricevuto l’incarico dell’organizzazione tecnica della manifestazione-evento Calici di Stelle alla Rocca di Carmignano del 9-10 agosto 2009.

Naturalmente saranno serate partecipate come negli anni passati da 2.000/2.500 persone e il programma prevede il banco d’assaggio con i produttori del Carmignano, i piatti e i prodotti tipici (salumi, formaggi, tartufi….) presentati da ristoratori e gastronomie, una parte musicale, laboratori del gusto, mostra fotografica , pittura, animazione per i più piccoli e naturalmente l’osservazione delle stelle a cura dei noi amici astronomi……

Il programma quindi si presenta ricco e gustoso, saranno due serate intense……
Vi invio questa mail per chiedere se qualcuno è interessato a partecipare come volontario alla realizzazione di questo evento.
Non vi nego che è impegnativo ma può essere davvero piacevole per gli appassionati saltare il classico bancone e partecipare attivamente alla realizzazione di tutto ciò.
Quindi vi posso garantire che:
- E’ l’occasione per conoscere meglio gli attori principali del mondo dell’enogastronomia
- E’ un momento per stare assieme in allegria pur prestando il proprio tempo libero
- E’ incredibile l’aria di festa che si respira
- Ci sarà un momento di celebrazione per i volontari ( di questo me ne occuperò personalmente….), una cena, una festa, chissà….. provare per credere.

Comunque per spiegarvi meglio il programma, cosa potreste fare e suddividere i ruoli ci troviamo martedì 7 luglio dalle ore 21.30 al museo della vite e del vino a Carmignano: vi aspettiamo!
( con il calice pieno ovviamente….)

Per chi è interessato ma non può partecipare mi invii una mail a winelovers.carmignano@gmail.com e provvederò personalmente a contattarlo, ma si perde il primo brindisi…..

Cordialmente
Andrea Bassini
http://wineloverscarmignano.blogspot.com/

mercoledì 1 luglio 2009

Happy hour a Colonnata!!!


Una domenica, un gruppo di giovani annoiati dal maltempo, organizzano un’escursione a Colonnata. Un Paesino molto piccino in provincia di Carrara, dove vi è la chiesa, il campanile, la piazzetta e poco altro, se non un gran panorama offerto dalle cave di marmo che sembrano avvolgerlo.
Il gruppo, dopo aver visitato il paesino, decidono di cercare un locale dove poter fare un happy hour e gustarsi le tipicità del luogo. I giovani riescono a trovare una merenderia, molto carina ed accogliente gestita da madre e figlio, i quali fanno accomodare loro in uno dei tavoli in giardino. Non è il solito aperitivo che si può trovare in città, ma sicuramente nella sua tipicità è alquanto originale per ragazzi abituati a ben altro. La merenda inizia con acqua e vino rosso della casa, affettati vari, tra i quali alcuni tipi di salame, prosciutto, migliaccio e lardo avvolto a castagne bollite, accompagnati da pasta fritta e pane; agli affettati seguono deliziosi crostini con lardo, pesto e pomodorini, con lardo e pomodorini e con burro e acciughe, ed infine polenta fritta servita con il lardo e con il gorgonzola. I proprietari, dulcis in fundo, offrono la degustazione di varie tipologie di grappa, e di gel di grappa (alla mela verde, allo chardonnay, al moscato) prelibati in mini bicchierini di cioccolato fondente. Il costo è stato adeguato alla qualità del cibo e alle bevande che lo hanno accompagnato, 18 euro a testa. I giovani poi hanno concluso il pomeriggio (sicuramente indotti dal brio dato dal vino e dalle grappe) con un “giro giro tondo” in piazzetta, divertendosi e facendo sorridere anche le altre persone che erano lì presenti - era un bel po’ di tempo che non facevano un “giro giro tondo”!!!
Concludendo vorrei sottolineare che un pomeriggio trascorso così, ricercando le tradizioni e le tipicità del luogo, è molto piacevole ed originale e una tale esperienza riempie i cuori e i pensieri di coloro che la vivano. I giovani spesso, valorizzando la mondanità e inseguendo la massa, trascurano tali occasioni, ed è un peccato perché talvolta riscoprire le tradizioni di una volta, rinnovandole con un pizzico di modernità potrebbe essere una fonte di sano divertimento alternativo a quelle odierne.
… Divertirsi con poco è da stupidi, divertirsi con niente è da geni [N.S.] …

bei tempi...