venerdì 30 ottobre 2009

Giornata francese alla certosa.

Sabato scorso 25/10 sono passato dalla Certosa x la manifestazione Incontri d’Autunno.
Assaggiato un po’ di francia. Iniziato con alcuni Champagne.
Ottima impressone da Tarlant Ouelly, Pehu-Simonet, Pierre Moncuit, Bourmault Christian ma sicuramente ho omesso molti ottimi prodotti solo per la non conoscenza di moltissime etichette presenti. Selezionato "random" una trentina di assaggi tra i 120 proposti in degustazione, tra blanc de blanc, pinot nero o pinot meunier 100%, pinot noir/chardonnay etc., tra cui vari millesimati dal 1996 al 2004. Successivamente alcuni bianchi, Chablis 1er Cru e Grand Cru Defaix, annate dal 2006 al 1999 che confermano le eccezionali capacità di invecchiamento di questo grande bianco da uve chardonnay dalla caratteristica mineralità, ed un paio di Alsazia, Gewurztraminer e Riesling. Passato ai rossi di Borgogna, patria del pinot nero.
Vitigno particolare, difficile da addomesticare. Il vino da cui ne deriva solitamente o è amato o non amato affatto, senza mezze misure. Personalmente è un prodotto che apprezzo, soprattutto in presenza di “veri”, tipici pinot neri quali quella della Borgogna.
Assaggiati 8 cru, notevoli per eleganza Vougeot 1er cru Clos de la Perriere e Clos Saint Denis entrambi 2006 di Domain Bretagna di Vougeot e soprattutto il Gevrey Chambertin 1er cru Les Corbeaux di Serafine Pere & Fils di Gevrey Chambertin.
Unico “inconveniente” dei tre assaggi sopra il prezzo delle bottiglie visto in catalogo.
Chi ha avuto la possibilità di recarsi in Borgogna, e lo dico anche per esperienza personale, avendo alcuni anni fà passato una bellissima giornata a spasso per le cantine di tale zona, ha la possibilità di degustare ed acquistare gran bei pinot nero a prezzi molto interessanti (idem per lo Chablis o per lo Champagne). Infine prima di uscire assaggiati i pochi vini dolci presenti, un Sauterners, Chateau L’Ermitage 2003, ed i due ungheresi, Tokaj Classic e Tokay Aszu, ottimo quest’ultimo. Prima di uscire passato dal banco del partner della manifestazione, che presentava una selezione di formaggi francesi ed assaggiati tre ottimi prodotti, un caprino, un camembert e soprattutto un roquefort (formaggio blue, erborinato tipo il nostro gorgonzola o l’inglese stilton ma prodotto con latte di pecora anziché vaccino). Il sauternes ed il tokay con la loro persistenza erano ancora presenti in bocca e si abbinavano perfettamente alla persistenza ed al gusto del roquefort.
Au revoir
Stefano

A spasso tra le “filiere corte”

Dopo vari post, segnalazioni etc. sulle filiere corte, nel weekend passato ho provato a fare un po’ di incursioni e relativi acquisti nei vari punti vendita diretti recentemente aperti nella nostra provincia di prodotti di produzione locale. Prima tappa il punto vendita dei prodotti della val di Bisenzio all’interno del Frantoio Consortile di Vaiano (Loc. Le Fornaci, Sofignano).
Qui si possono reperire mieli vari, confetture, salumi di cinta senese (anzi cinto toscano), carne sempre di cinto (allevamento Casanova) come bistecchine, rosticciana, prosciutto da arrosto in forno, poi ancora formaggio pecorino, tartufo nero (adesso è periodo giusto), castagne.
Due giorni la settimana, martedì e venerdì hanno verdura fresca portata direttamente, come per tutto il resto, dai coltivatori della zona. A breve prevista insalata invernale, “meline” (quelle tipiche di “una volta”, adesso riscoperte).
Sicuramente prossima estate con frutta e verdura sarà ancora più interessante.
Acquistato comunque verdure varie, pecorino, bistecchine di cinta. Ottime quest’ultime, come tutto il resto. Successivamente siamo andati nella fattoria Podere Del Bello, sopra Vaiano, il cui punto vendita è stato inaugurato, alla presenza di varie autorità della nostra provincia, poche settimane fa.
Bel posto davvero, prati ovunque dove pascolano i loro capi di razza calvanina.
Vendono direttamente la loro carne nel punto vendita aperto mercoledì pomeriggio e sabato mattina. Confezioni sotto vuoto, durata garantita 3 settimane in frigo, braciole, bistecche, spezzatino, brasato etc..possibilità, previa telefonata, di farsi fare confezioni su misura.
Anche loro hanno proprio orto dove coltivano varie verdure reperibili nel punto vendita insieme a miele, confetture varie, formaggio.
Acquistato alcune confezioni di carne. Aperto e consumato le braciole: veramente eccellenti.
Inoltre saletta per cene e degustazioni con all’esterno un bel giardino panoramico.
Vedi sito all’indirizzo http://www.delbello.it/
Per finire provato il latte crudo, presso il punto vendita nel locale attiguo alla Coop di Vaiano.
E qui finalmente dopo tanti anni ho riassaporato il vero sapore del latte.
Direi in definitiva esperienza positiva dai primi punti vendita diretti.
Ciao
Stefano

martedì 27 ottobre 2009

Acquistare in gruppo? Troppo forte...


I GAS (Gruppi di acquisto solidale) sono sempre più popolari.
Un po’ borderline, al limite delle istituzioni, e un po’ garibaldini, lancia in resta contro il nemico-colosso Grandedistribuzione, raggruppano sempre più persone decise a fare da sole per procurarsi cibi e bevande di qualità. Con un occhio, anzi due, ben piantati in faccia a chi c’è dall’altra parte, al produttore.
Per conoscerne metodi di produzione, respiro morale e anche carattere e personalità. Un fai-da-te” che riavvicina orizzontalmente (grande pregio) le persone in nome del gusto e dell’etica. Per saperne di più http://www.retegas.org

Ebbene, qualcosa di molto simile esiste e si sta diffondendo a macchia d’olio anche nel mondo del vino.
Cambia l’acronimo, GAV, e cambiano (di poco) anche le motivazioni.
I Gruppi di Acquisto Vino, nati un paio d’anni, fa nascono con originazioni sempre differenti, ma con un obiettivo comune: saltare l'intermediazione (e i ricarichi) delle enoteche.
Acquistano quindi direttamente dai produttori, italiani ma anche, talvolta soprattutto, stranieri, con la Francia e i suoi etilici nettari a farla ovviamente da padrone.
Formati mediamente da poche persone, da cinque a quindici, finora i GAV sono più diffusi al Nord e al Centro. Il Gavvista medio destina un budget mensile al vino e cerca alleati per sfruttarlo nel modo migliore. Comprando grosse partite di un solo prodotto può godere di sconti sostanziosi, abbattendo nel contempo, come spiegavamo, i costi di intermediazione.
Mentre i GAS sono più “spartani” ed eticamente, talora ideologicamente, orientati, chi partecipa a un GAV è semplicemente un amatore, che vuole gustarsi buoni vini a prezzi bassi. Punto.
Con grandi obiettivi. Non punta mica a vinelli qualsiasi, ma a Brunello, Barolo, Champagne, vini del Bordeaux, della Napa Valley e quanto di meglio ritenga possa fare al caso suo.
Le cose funzionano così: una volta scovato il vigneron giusto, un fortunato, (?), magari proprio colui che ha suggerito l’acquisto agli altri, parte in missione per prelevare le bottiglie direttamente in cantina, con annessi e connessi di intima soddisfazione e conviviale piacevolezza
Anche i produttori vinicoli hanno cominciato a incoraggiare e a promuovere questa pratica: sono sempre più le aziende che organizzano i clienti interessati a conoscere gli alcolici incanti di tipi di vino particolari, ospitando gruppi di acquisto o promuovendone di nuovi. Conviene anche a loro: è un ottimo sistema per incrementare le vendite, allargando nel contempo la cultura del bere bene, specialmente tra coloro che da soli non potrebbero permetterselo.

Insomma una nuova versione di una storia vecchia e ed attualissima: l’unione, quella vera, fa SEMPRE la forza.

venerdì 23 ottobre 2009

Incontri d'Autunno alla Certosa

Nel fine settimana, nei giorni 24-25 e 26, ancora presso il Relais Certosa Hotel sempre con l’organizzazione della Vinoteca al Chianti degustazione di grandi vini, per lo più francesi:
Champagne soprattutto, poi ancora Blanquette de Limoux, Chablis, Chassagne Montrachet, Pouilly Fume, Sancerre, Alsazia e poi ancora i rossi, pinot noir della Borgogna, Languedoc, Rioja ed altri ed infine Sauternes e Tokaj aszu. Qui sotto manifesto dell’evento “Incontri d’Autunno”:
http://www.vinotecaalchianti.it/eventi/INCONTRI%20D'AUTUNNO.jpg
e link al catalogo vini in degustazione:
http://www.vinotecaalchianti.it/listini/CATALOGO09.pdf
ciao
stefano

giovedì 22 ottobre 2009

La Francia non è Corta


Franciacorta uguale Bollicine. Per chi ama il buon bere questa è l’equazione, non c’è scampo.
Ma stavolta un pertugio lo troviamo, con un rosso di buona qualità e di grande versatilità, assaggiato qualche giorno fa da mio fratello Carlo e gentile signora.
Sto parlando del Terre di Franciacorta Cà del Bosco 2005. Un’azienda tra le più quotate della zona. E tra le più prolifiche. Produce circa un milione di bottiglie, con le Bollicine in primo piano of course.
Eppure anche i rossi di questo territorio, distribuiti in 18 comuni in provincie di Brescia, sulle rive del lago di Iseo, spesso come dicevo snobbati, qualche soddisfazione la danno, eccome.
Il vino in questione, composto da tutti e cinque i vitigni che il disciplinare della DOC prevede (Cabernet Franc e Sauvignon, Merlot, Barbera e il potente Nebbiolo), sprigiona da subito gradevoli sentori, che vanno dal fruttato giovane della ciliegia allo speziato proveniente dall’affinamento in legno, agli aromi erbacei. Si distinguono note di pepe e tabacco con la liquirizia a chiudere la bocca. Buono l’equilibrio, con i tannini già morbidi e ben in sintonia con gli acidi ancora in bella evidenza e con il tenore alcolico. Un vino armonico e piuttosto corposo.
Lo abbiamo provato con un ottimo primo ai carciofi e con un secondo di carne e non ha stonato con nessuno dei due (e sappiamo quanto sia difficile abbinare i carciofi!)
In conclusione un prodotto per tutte le tasche (lo troviamo sui 15 euro in enoteca), con la garanzia della qualità Cà del Bosco, in grado di fare da jolly in qualunque occasione e che certamente... allunga le possibilità espressive dei vini della Franciacorta

,

domenica 18 ottobre 2009

Vino è piacere – Se poi la fermentazione è ancestrale….

Sabato 26 Settembre mi sono recato al Relais Certosa Hotel di Firenze Certosa per la 9^ edizione della manifestazione “Vino è piacere” organizzata dalla Selezione Formigli di Vinoteca al Chianti. Anche qui medesima formula, calice di degustazione serigrafato (15€) ed ingresso ai vari banchi d’assaggio. Come da consuetudine per le degustazioni da loro organizzate i banchi sono organizzati per tipologia e non divisi per produttore o regione. Quindi primo banco all’esterno dedicato alle bollicine, prosecco e Franciacorta, poi banco per i bianchi dal nord al sud con in fondo i (pochissimi) rosati. Poi all’interno dell’hotel due sale dedicate ai rossi, toscani la prima, tutte le altre regioni nella seconda. Infine ultima sala per i vini dolci, con Formigli Silvano, come suo solito, in persona addetto al servizio. Tutto questo permette una scaletta di assaggi ideale.
Ulteriore aiuto la numerazione di ogni bottiglia e la consegna l’ingresso insieme al calice dell’elenco completo (vedi immagine copertina sopra) dei vini presenti in degustazione numerata dal n° 1 al n° 437 in ordine regionale da nord a sud per una rapida ricerca.
Per ogni vino è indicato produttore, etichetta, vitigno, tipologia e prezzo.
Ben strutturato ed organizzato insomma. Mi sono annotato una quarantina di assaggi.
Senza stare a fare lunghi elenchi, visto che sono passati anche un po’ di giorni, solo alcune considerazioni. Ho voluto riassaggiare un rosato provato ad Agosto durante una visita alla cantina di Tringali Casanova in Castagneto Carducci (tra l’altro padrone di casa gentilissimo ed accogliente) e confermo la prima impressione avuta: bel prodotto dal rapporto q/p molto interessante (€ 8.20/bottiglia). Altre conferme toscane con Brunello di Montalcino di Canalicchio o dal Bolgheri rosso Grattamacco o ancora dal Chianti Rufina “Blucerchiale” di Fattoria di Selvapiana. Tra le bollicine interessanti i prosecchi di Bellenda, di cui ho apprezzato anche alcuni metodo classico e soprattutto i Franciacorta di Faccoli e Gatta (molto interessante il Saten di quest’ultimo).
Discorso a parte x il Lambrusco. Assaggiato il Lambrusco di Sorbara Bellei 2006, produttore di Comporto (MO) a fermantazione ancestrale. Sì ancestrale, nome un po’ “pomposo” che indica un antico metodo di rifermentazione in bottiglia, senza sboccatura. Non sono un esperto né un grande conoscitore di Lambrusco (qui Andrea, modenese di adozione potrebbe essere di maggior aiuto), ma sinceramente mi è parso veramente un bel bere (prezzo € 10.70/bottiglia).
Per i bianchi un’unica considerazione: assaggiati tra gli altri due Trebbiano d’Abruzzo, il primo dal bel rapporto q/p (Castaldi 6.60€), il secondo, nome importante, l’opposto (Valentini 42€). Infine i vini dolci: da Silvano ho chiesto soltanto le new entry del catalogo.
Sono stato servito con quattro bellissimi prodotti: due siciliani Malvasia delle Lipari Caravaglio e Moscato di Siracusa “Solacium” di Pupillo, e due piemontesi, Moscato vendemmia tardiva Loazzolo di Forteto della Luja e Brachetto “Pian dei Sogni” sempre di Forteto della Luja.
Questi ultimi due niente a che vedere con i moscati o brachetti di facile reperibilità soprattutto nella grande distribuzione (bottiglie da 0.375 rispettivamente in listino a 34.50 e 25€)
Ciao alla prossima
Stefano

venerdì 16 ottobre 2009

Il latte crudo

Domenica 18 Ottobre alle ore 10 sarà inaugurato il nuovo distributore alla spina di latte crudo (allo stato naturale, non pastorizzato, direttamente dalle mucche al consumatore) posizionato in apposito spazio messo a disposizione dalla Coop di Vaiano.
Iniziativa promossa da Provincia di Prato, Asm e Comunità Montana.
Sarà aperto al pubblico 24ore al giorno; giornalmente verranno conferiti al distributore circa 200litri di latte prodotti dall’azienda agricola Scatizzi di Montepiano.
Costo del latte (“il latte di Nonna Lella” dal nome della mamma del produttore): 1€ al litro a cui vanno aggiunti 20centesimi per l’acquisto della bottiglia di vetro (comunque riutilizzabile) da altro distributore apposito predisposto (tratto da “La Nazione” di oggi).
Vedi vari articoli in rete tra cui:
http://www.notiziediprato.it/2009/10/il-latte-ora-si-prende-alla-spina-apre-a-vaiano-il-primo-distributore-della-filiera-corta/
Sul latte crudo poi si può leggere alcune informazioni utili al link sotto:
http://www.milkmaps.com/latte_crudo.php
ciao
stefano

Nuova vetrina dei prodotti tipici pratesi.

E’ stato inaugurato domenica scorsa in Via Ricasoli il nuovo punto vendita dei prodotti tipici della nostra provincia, dai vini di Carmignano alla mortadella, dai dolci al miele, olio etc. oltre a prodotti della produzione tessile artigianale:
http://www.ilpunto-online.it/leggi_news?idnews=AA044496

Ciao
Stefano

giovedì 15 ottobre 2009

Comunicazione di servizio

A causa di tutta una serie di nuovi impegni, in primis quello di curare con frequenza quotidiana (spero) il blog di cultura birarria www.inbirrerya.com mi vedo costretto a rinunciare a inserire, in futuro, altri post di argomento birrario su questo blog. Ringrazio veramente tutti per la squisita ospitalità che mi è stata offerta, e per l'attenzione con la quale sono stati seguite le mie "incursioni birrarie" nel mondo del vino. L'invito, per chi vuole e per chi è interessato a quello che "succede" nel variegatissimo mondo della birra è quello di collegarsi al blog di cui sopra, che allargherà progressivamente e continuativamente il proprio orizzonte da quello belga a quello europeo, e non solo, con un riferimento esclusivo: la birra di qualità.
Grazie ancora e ... ci vediamo "di là".

BENVENUTO FICO SECCO



Anche quest'anno si propone la manifestazione di presentazione della nuova annata dei nobili fichi secchi, un vera specialità tipica. Per conoscere il ricco programma presentato dall'associazione dei produttori e dal Comune di Carmignano basta collegarsi al link:



Buona passeggiata e buona degustazione!


giovedì 8 ottobre 2009

Comunicazione per corso birra

Il corso della birra di II livello che doveva "partire" lunedi prossimo 12 ottobre non avrà più luogo, poichè non è stato raggiunto il numero minimo di partecipanti.
Tutti coloro che avevano già versato l'acconto richiesto per potersi iscrivere verranno subito contattati per comunicare le modalità attraverso le quali potranno riavere quanto versato.
Mi dispiace

lunedì 5 ottobre 2009

Scadenza birraria


Ma la birra scade? Si può bere una birra scaduta? Di cosa sa un birra scaduta? Queste sono le domande che spesso ci si sentono rivolgere sia nelle serate dedicate ai corsi birrari che nelle "comuni" conversazioni fra birrofili. La birra e la sua scadenza, si potrebbe dire. Qui di seguito riporto l'esilarante risposta a questo quesito riportata sulle pagine web di un blog frequentatissmo:

"Contenendo lieviti che sono sostanze vive la birra scade eccome, e non può, come dice qualcuno, essere "riciclata", ma viene gettata via dai commercianti quando raggiunge la data di scadenza (ben impressa sulle bottiglie). Ovvio che è difficile farla scadere, specie nei bar e nei negozi, soprattutto perchè, se non ricordo male, ha una durata di 2 anni se si tratta di birra classica (e quindi pastorizzata in modo diverso), mentre ha la durata di 1 anno se si tratta di birre a bassa fermentazione tipo le Weizen.

Ora: a parte che la birra "scaduta" la si può riciclare (esistono grappe fatte a partire dalla birra che non hanno niente da invidiare a quelle "classiche"); a parte che dovrebbe spiegare cosa vuol dire "difficile farla scadere"; a parte che dovrebbe spiegare anche cosa vuol dire birra "classica" e "pastorizzata in maniera diversa", dovrebbe pure sapere che le weizen sono birre ad alta fermentazione e non a bassa.
Questo solo per far capire che non sempre si hanno idee chiare in proposito. La legge, però, le ha le idee chiare, e guai se fosse il contrario. In Italia la legge che regola la conservazione dei cibi è il Decreto Legislativo n. 109/92, il cui comma 1 dell'art. 10 definisce il termine minimo di conservazione come:

«la data fino alla quale il prodotto alimentare conserva le sue proprietà specifiche in adeguate condizioni dì conservazione, esso va indicato con la dicitura da consumarsi preferibilmente entro... seguita dalla data oppure dall'indicazione del punto della confezione in cui essa figura».

Detto tutto ciò: quando si parla di scadenza della birra, bisogna dividere il mondo (birrario) in due: quello della Ainechen e dei suoi derivati, che prima vengono consumate e meglio è (almeno sono fresche, produttivamente parlando), e quello della birra cruda (cioè non pastorizzata, o blandamente pastorizzata, o pastorizzata e riaddizionata di lievito), per le quali la data di scadenza è solo un "consiglio" (come dicono a Napoli in riferimento al semaforo). Le birre in questione sono birre "vive", i microrganismi (Saccaromiceti) responsabili della fermentazione alcolica del maltosio sono ancora presenti ed attivi nella bevanda; la birra cruda continua la sua fermentazione fino all’uso diretto della bevanda, ed è ancora ricca di tutte le fragranze originarie e naturali della bevanda.
Quindi berla dopo la data di scadenza riportata, per legge, sull'etichetta, non solo non fa male, ma permette di imbatterci, spesso, in veri e propri capolavori evolutivi, un po' come nel vino. Una birra scaduta da diversi anni è, chiaramente, diversa dall'originale, le caratteristiche organolettiche cambiano, ma non per questo il prodotto è meno buono, anzi, è solo diverso, in alcuni casi spettacolarmente diverso. Per non parlare poi di quelle tipologie di birre nate proprio per l'invecchiamento!
Tutto questo preambolo per arrivare a cosa.
Che ieri mi sono bevuto una splendida Malheur Cuvèe Royal, una birra brut artigianale del Belgio, brassata con il metodo champenoise (per chi volesse leggere l'intervista al suo produttore, andare qui) scaduta da ben tre anni, in accompagnamento ad una bella orata al forno con relative patate. E l'ho trovata eccezionalmente in forma, ancora meglio di come l'avevo assaggiata tempo addietro, con un gusto più rotondo, nel quale l'alcolicità in origine pronunciata aveva lasciato il posto ad un bouquet elegante e fruttato. Per non parlare della schiuma, ancora fine e cremosissima (segno buono, birrariamente parlando) e del perlage che ancora saliva con regolarità dal fondo del bicchiere. Una vera e propria birra regale, come dice il nome, brassata per la prima volta nell’occasione dei festeggiamenti per il 175° anniversario del Regno del Belgio.

Spero con questo esempio di aver fornito una utile informazione, utile come il sapere che per una corretta conservazione la birra va tenuta il più possibile a temperatura di cantina, al riparo dalla luce diretta (assolutamente da evitare quella del neon) e tenuta in posizione verticale.


sabato 3 ottobre 2009

Chianti e....Chianti




Sabato 19 Maggio ho fatto una breve incursione alla manifestazione “Vino al Vino” in Panzano in Chianti organizzata dall’Unione Viticoltori di Panzano.
Erano presenti, con stand allestito nella piazzetta sulla strada principale 20 produttori, elenco dei quali come da immagine sopra. L’idea era di assaggiare un po’ di Chianti limitando al massimo i vari Igt, Supertuscan, tagli bordolesi vari etc…. una giornata dedicata soprattutto ai Chianti classico docg base.
Solita formula consolidata, acquisto (12€) di calice da degustazione serigrafato con portabicchiere e possiblità di assaggio da tutti i vari banchi.
Ho annotato una ventina di assaggi. La sensazione principale che ne scaturisce è contrastante o meglio i vari Chianti degustati possono essere divisi in due tipologie in base alle strategie di mercato delle varie aziende. Una parte di esse utilizza, accanto al Sangiovese, percentuali di vitigni internazionali e l’affinamento in botti piccole, altri invece preferiscono l’uvaggio tradizionale (sangiovese con al massimo aggiunta di piccole percentuali di vitigni autoctoni, colorino per lo più).
85%Sangiovese-15%Merlot (oppure 10/15%cabernet sauvignon), affinamento in barrique era un po’ il vangelo recitato, in inglese, con soddisfazione da taluni produttori durante la mescita dei loro Chianti. In inglese sì perché la piazzetta, (un po’ strettina come location…) nel frattempo si era riempita, ed era al 90% composta di stranieri, per lo più americani poi inglesi, tedeschi, olandesi. In alcuni stand l‘addetto alla degustazione era di lingua inglese.
E tutto ciò spiega le motivazioni di tali scelte, ragioni di mercato ovviamente laddove l’impiego del merlot e/o cabernet sauv e l’utilizzo della barrique rende + facile la vendita nei mercati stranieri, Usa soprattutto, più “pronti” ed amanti di tali gusti più immediati e “ruffiani”, snaturando però, ovviamente x mia opinione personale e soggettiva, la natura del vino della nostra regione. La qualità generale direi comunque molto buona, sicuramente migliorata rispetto alla media dei Chianti di qualche anno fa.
Fortunatamente (sempre a mio parere) ci sono ancora molte aziende che preferiscono produrre Chianti + tradizionali e tra questi ho avuto il piacere di degustare i vari Cennatoio, Fontodi, Molino di Grace, Villa Cafaggio, Le Cinciole, Vecchie Terre di Montefili (interessante quest’ultimo che non conoscevo). Ho apprezzato anche il Syrah di Fontodi (Case Via) ed alcuni Igt Sangiovese (Gratius di Molino di Grace, Flaccianello sempre di Fontodi, San Martino di Villa Cafaggio).
Tali produttori, anche scambiando due battute con alcuni di loro, preferiscono produrre il Chianti in maniera tradizionale (il “Chianti deve esser Chianti”) e poi magari, accanto al Chianti, mettere in commercio prodotti ad hoc per i mercati oltreoceano con i vari igt, supertuscan etc…
Ho apprezzato molto meno altri vini degustati, tipo il “blend” (da 5 vitigni addirittura! -Merlot, Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc, Alicante, Petit Verdot-) del noto stilista…
Ciao
Stefano

bei tempi...